Eravamo rimasti, due anni fa (in Tartarughe Ninja che ha rappresentato il riavvio delle serie cinematografica), alla cattura del temibile Shredder, impresa della quale Michelangelo, Leonardo, Donatello e Raffaello non si sono presi il merito per non uscire dall’ombra del loro anonimato.

Adesso, però, una nuova minaccia incombe sulla Grande Mela: l’alieno Krang ha intenzione di distruggere, per divertimento, il nostro mondo e per farlo utilizza Shredder, fatto evadere dal Clan del Piede, comandato ora dallo scienziato Baxter Stockman. A Shredder si uniscono due criminali, poi geneticamente modificati in Be-bop e Rocksteady. Solo le tartarughe possono fermare la minaccia, con l’aiuto della solita April (Megan Fox, più attenta ad apparire sexy che a recitare) e del’ufficiale Casey (poco sfruttato). Le Ninja però sono in conflitto tra di loro: un liquido mutageno potrebbe trasformale in creature umane. Come finirà l’accesa discussione tra i fratelli? Restare “dei mostri” agli occhi della gente, continuando a combattere, o vivere una vita finalmente normale?

Come dice quel famoso adagio che va di moda tra i supereroi dei fumetti, in particolare nella vita dell’Uomo Ragno? Che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”? Ecco, adattatelo alle Tartarughe Ninja e avrete il succo di questo sequel, caso più unico che raro, migliore del suo predecessore. Perché cercando di entrare un po’ più in profondità nella personalità delle quattro tartarughine geneticamente mutate, la pellicola diretta da David Green diventa un interessante approfondimento su concetti come famiglia, senso di responsabilità, fare squadra, alienazione adolescenziale e molto altro ancora. Sia chiaro, tutto servito senza dimenticarsi l’essenza di questa saga a fumetti, trasposta anche sul grande schermo (oltre che nei videogiochi) con discreto successo di pubblico e (in parte) di critica, ovvero quelle gag che sono poi alla base del loro fascino presso i più giovani (e non solo). In estate, basta e avanza.

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