totoQuando devo giudicare un film, tramite un voto, mi trovo sempre in difficoltà. Fosse per me, li eliminerei, ma mi rendo conto che ormai, per prassi, ogni recensione deve passare anche per numeri e stellette. Già si fa fatica a sintetizzare, in 6-7 righe, trama e giudizio; figuriamoci dare una qualsiasi indicazione di voto senza poterla spiegare ai lettori nel dettaglio. Nei miei giudizi, cerco sempre di considerare il genere al quale appartiene il film e, soprattutto, il tipo di lettore che mi segue e legge “il Giornale”. Se do un 7 a un film horror è perché, a mio modesto parere, tra le pellicole di quel particolare filone, è ciò che merita paragonato agli altri. Questo porta inevitabilmente a delle differenze apparentemente inspiegabili. Come fa ad aver dato 7 a quel cartone e solo 6 a un film drammatico? Dietro il voto, poi, cerco di riassumere non solo la valenza artistica della pellicola, ma anche altri valori per me importanti come, ad esempio, il fatto che sia un film d’esordio per un regista (si cerca sempre di salvare un po’ di più anche per incoraggiamento), che sia stato fatto con minimo impiego di mezzi, meglio ancora se autofinanziato e senza sostegni pubblici (chi lo fa per me, oltre a essere santo subito, va premiato), per l’idea di raccontare un determinato fatto sforzandosi di cercare una chiave diversa (da qui, il 7 che ho dato ad Escobar che certamente, dal punto di vista artistico, meritava meno, ma almeno era un biopic originale e fatto da un esordiente, pur tra evidenti alti e bassi), per il fatto di poterlo paragonare, praticamente, a tutto quanto esce in sala (America compresa) visto che il critico ha la “fortuna” di poter visionare ogni singola pellicola distribuita. Il problema, se tale possiamo definirlo, è che la gente segue pedissequamente queste indicazioni numeriche e si presenta in sala, a volte, carica di troppe aspettative salvo poi scriverti delusa perché si sente tradita da un tuo giudizio. La colpa è sicuramente nostra che non riusciamo, spesso, a trasmettere al lettore il significato che sta dietro un determinato voto o stelletta (ripeto, in 6-7 righe è quasi un’impresa). Per questo, vi dico di non prendere troppo alla lettera i giudizi dei critici. Usateli come indicazioni, certo, ma senza farvi condizionare più di tanto. La bellezza del cinema è che trasmette, ad ognuno, sensazioni diverse. Come una pagina del Vangelo che regala, a chi lo legge, ispirazioni, meditazioni e spunti differenti, a seconda dell’interlocutore. Ciò che a me è piaciuto, per determinati motivi, non necessariamente deve incontrare i tuoi gusti. Questo non vuol dire che io capisca di più di te, o viceversa. Semplicemente, abbiamo due modi diversi di emozionarci in sala. Poi, certo, ci sono i capolavori che difficilmente troveranno opinioni diverse. Da questo punto di vista, seppur sempre più raramente, il cinema parla ancora una lingua comprensibile a tutti. E voi che pensate dei voti ai film?

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