leconfessioniI trailer mi hanno sempre affascinato, anche prima di occuparmi, come critico, di cinema. Ma vi ricordate il mitico Appuntamento al Cinema con la serie di trailer dei film in programmazione nelle sale cinematografiche? Per me, era come una sorta di carosello del grande schermo. Una gioia pura, nata dall’amore per le pellicole. Questo fine settimana ho partecipato, a Milano, come giurato, al Trailer Film Fest, la kermesse che mette proprio al centro della scena il trailer cinematografico, grazie alla direzione artistica di una autentica appassionata come Stefania Bianchi. Insieme ad altri ben più illustri colleghi, abbiamo premiato il miglior trailer italiano (Le Confessioni, ma non sono d’accordo con gli altri giurati), europeo (Dio esiste e vive a Bruxelles) e mondiale (La grande scommessa), mentre il pubblico ha eletto Lo chiamavo Jeeg Robot (che era anche la mia scelta italiana). L’occasione mi ha permesso di riflettere un po’ sull’importanza del trailer, biglietto da visita di ogni film. Con che criterio scegliere? Mi sono affidato ad alcune mie regole, forte del fatto che avevo visto tutte le pellicole promosse dai vari trailer. Prima di tutto, a mio parere, il trailer deve “spiegare” il film, senza sorprese. Quello che mi presenti è ciò che poi troverò in sala. Secondariamente, un buon trailer non dovrebbe mai svelare tutte le battute migliori di una commedia, cosa che, invece, avviene, purtroppo, puntualmente, deludendo il pubblico pagante. Terzo, detesto i trailer imbonitori, quelli che devono, per forza di cose, convincerti che quello che andrai a vedere è il capolavoro dell’anno. Ci avete fatto caso? Sono quelli dove compaiono le frasi da pubblicità progresso del tipo “Il film rivelazione del 2016”, “Capolavoro”, “Imperdibile”, con annesso l’autore o la fonte di questo giudizio. Con la ridicola situazione che nel giro di un mese vi potrebbe capitare di veder reclamizzati almeno 4-5 film rivelazione dell’anno, con tanti saluti all’unicità. Insomma, come a dire che se anche il critico di quel tal giornale ne ha parlato bene, non potete perderlo. Senza pensare, magari, che il mio giudizio, di spettatore, è diverso da quello di un addetto ai lavori. E sappiamo come certi mattoni vengano esaltati dalla critica impegnata, salvo poi tradursi in solenne dormite di chi paga il biglietto.  Il film, a mio giudizio, deve imporsi, con il suo trailer, per quel che è, non per quel che dicono i critici. Deve essere una sorta di prologo: incuriosire, ma non svelare, dare un assaggio, ma non l’intero piatto. Così ho giudicato quelli in concorso e sono convinto delle mie scelte. In ogni caso, complimenti a chi, ogni anno, mette al centro dell’attenzione il trailer e i professionisti che lo confezionano. Dietro quei due minuti circa di proiezione, c’è tanto lavoro e professionalità. Insomma, viva i trailer, purché non siano fuorvianti o, succede anche questo, più belli del film che vanno a reclamizzare.

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