Si chiude il 2015 in pieno caos monetario.

La Banca Centrale Europea ha ulteriormente abbassato i tassi sui depositi portandoli a -0,30% ed ha anche deciso di aumentare ed estendere (sino a Marzo 2017) il Quantitative Easing, cioè l’immissione di nuova moneta nel sistema.

L’indice Bloomberg delle materie prime ha toccato i valori del secolo scorso (1999) come anche il Baltic Dry Index che ha raggiunto i prezzi del 1984 – che furono peraltro tra i più bassi di sempre.

Per chi non lo ricordasse quest’indice misura il costo del trasporto di materiale non liquido (carbone, ferro, grano, etc.) delle Navi da Cargo, quindi il suo crollo segnala che l’economia ha bisogno sempre meno di materie prime e merci.

Inoltre, sono diversi i paesi emergenti che stanno attraversando nel 2015 crisi economiche e finanziare dovute al calo del GDP, fortemente dipendente proprio dall’andamento dei prezzi delle materie prime.

Ai livelli attuali di prezzo, il costo della produzione è in molti casi mediamente più alto dei corsi di vendita. Infatti, a titolo di esempio, molte nazioni estraggono il greggio ad un costo medio tra i 70$ ed i 80$ a barile mentre i prezzi di mercato sono a 37$ a barile (considerate che circa 12 mesi fa il Petrolio era a 115$ al barile…..).

Il Venezuela ad esempio sta vivendo una tra le crisi più gravi di sempre con l’inflazione che sta viaggiando intorno al 200% annuo.

Anche in Brasile l’inflazione continua a salire ed ha raggiunto l’11%.
Nei paesi asiatici, ricomprendendo anche la Russia, proprio a causa della caduta del prezzo del petrolio la situazione è in continuo deterioramento e con la discesa del GDP i prestiti ricevuti da queste Nazioni non saranno facilmente rimborsabili.

Sono tutti segnali che siamo di fronte ad un eccesso di offerta rispetto ad una domanda che invece continua a scendere velocemente.

L’economia mondiale con alta probabilità sta entrando in una fase recessiva globale che non sarà facile gestire con gli oltre 200 trilioni di debiti in circolazione.

Nell’attuale contesto, con mercati azionari estremamente sopravvalutati (ad esclusione del settore minerario e delle altre risorse naturali) e corsi obbligazionari particolarmente alti a causa di rendimenti negativi o prossimi allo zero, Oro ed Argento dovrebbero essere tra le poche classi di attività in grado di proteggere il valore degli investimenti.

Il condizionale è d’obbligo poiché i prezzi dei due metalli, pur in presenza di una domanda in fortissima espansione, sono ancora costantemente sotto la manipolazione delle grandi banche commerciali ed i valori sono mantenuti, almeno per ora, artificialmente bassi.

Bisogna tenere presente che il crollo delle materie prime sta significativamente riducendo anche la produzione annuale di Argento. Questo poiché il 65%/70% della produzione mondiale di Silver deriva da miniere che hanno come “core business” l’estrazione di altri metalli, in particolare Zinco e Rame.

Con i prezzi così bassi, queste miniere stanno riducendo la produzione del metallo core e quindi di conseguenza anche l’estrazione di argento. A tal proposito diverse miniere di Zinco in Australia ed in Irlanda hanno fermato le operazioni di estrazione proprio negli ultimi mesi del 2015.

Anche le aziende cosiddette “pure silver”, cioè produttrici essenzialmente di silver, che pesano per il restante 30%/35% sulla produzione annuale mondiale, ai prezzi attuali dell’argento sono incentivate a ridurre quanto più possibile la produzione.

Questo poiché la maggior parte di loro hanno costi di estrazione significativamente più alti dei 14$ per oncia ricavabili sul mercato.

Ed infatti, considerando i dati disponibili dei primi 11 mesi del 2015, in Paesi come l’Australia ed il Canada la produzione di Argento è scesa rispetto allo scorso anno rispettivamente del 41% e del 31% ed in Messico e Cile del 4%.

La struttura dell’offerta dell’argento sta entrando chiaramente in crisi e non essendoci riserve adeguate per far fronte ad una domanda che invece resta molto sostenuta (+30% rispetto al 2014 la domanda di silver coins, che segna il nuovo massimo storico) sarà interessante vedere come potrà la manipolazione mantenere ancora i prezzi così bassi.

Passando al mercato dell’Oro, anche in questo caso ci sono diversi dati importanti da segnalare.

Il primo riguarda il mercato dello Shanghai Gold che chiude l’anno con consegne di Oro fisico per circa 2600 tonnellate, + 25% sul 2014; dalla fine della seconda guerra mondiale mai si erano registrate consegne di Oro in un mercato ufficiale di tali proporzioni.

Pensate che l’Oro consegnato nel mercato cinese nel 2015 corrisponde all’80% della produzione mondiale di Gold dell’anno.

Inoltre 3 tra i 5 maggior paesi produttori al mondo (il primo, il secondo ed il quarto) hanno visto la produzione interna di Oro scendere:

1. Cina -7,7%

2. Australia -0,8%

3. Russia + 10,5%

4. Usa -11,4%

5. Perù +4,5%

L’offerta di questi 5 paesi corrisponde al 37% della produzione mondiale e complessivamente si è ridotta del 3%.

La Russia a Novembre ha comprato altre 22 tonnellate di Oro raggiungendo 187 tonnellate di nuove riserve auree dall’inizio del 2015.

Anche la domanda di monete d’Oro registra un nuovo record nel 2015. Solo di American Gold Eagles Coins ne sono state vendute per un ammontare di +52% rispetto al 2014.

La US mint ha inoltre comunicato nel mese di Dicembre che sino al prossimo 11 Gennaio non prenderà nuovi ordini, cosa abbastanza inusuale poiché nelle prime 2/3 settimane dell’anno gli ordini sono molto forti.

Ci sono tanti altri dati che segnalano l’ampiezza e la forza degli acquisti di Oro fisico senza dilungarmi, credo che non resti altro da fare che attendere pazientemente la ritirata della Manipolazione.
Dico questo poiché di una cosa ormai possiamo essere certi: chi sta comprando da qualche anno Oro ed Argento non si accontenterà mai di un semplice pezzo di carta, se pur rappresentativo di onice, ma continuerà a volere solo ed unicamente la consegna di metallo fisico.

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