Certamente non si è appena concluso un trimestre come tanti altri.
Era infatti dal lontano 1986 – trenta anni fa – che l’Oro nell’arco di un trimestre non saliva verso dollaro in queste proporzioni (+17% circa). I motivi sono molteplici ma senza dubbio tra i più significativi menzionerei i tassi di interesse a breve termine negativi (considerando l’inflazione abbiamo tassi reali estremamente negativi) ed il sistema bancario percepito come sempre più rischioso (il recente caso Deutsche Bank ne è un concreto esempio).
Ed è per questo che la liquidità è attratta dall’unica attività priva di rischio rimasta sul mercato: l’Oro.
I regolatori della moneta sono riusciti nell’impresa di rendere appealing l’Oro anche a quegli investitori che mai avrebbero immaginato di proteggere la liquidità sul metallo giallo. Ed essendo molte le bolle che potrebbero scoppiare, un asset privo di rischio di credito che garantisce un rendimento dello zero oggi è una rarità.
L’alternativa sarebbe quella di depositare la liquidità su una banca, pagando per questo “privilegio” a causa del tasso di interesse negativo, ed attendere speranzosi che non accada nulla alla Banca medesima.
Con circa 230 trilioni di debito-moneta in circolazione è complesso accontentare con tassi negativi gli investitori che abbiano deciso di uscire dalle bolle generate essenzialmente dai regolatori della moneta (cosa regoleranno è difficile capirlo visti i risultati). Quindi, mentre Cina e Russia stanno proseguendo l’accumulo di Oro  che annualmente e’ prodotto nel mondo, sono in aumento gli investitori che vedono nell’Investimento in Oro una delle soluzioni di allocazione preferita.
Bisogna ricordare che tutto l’Oro portato in superficie nella storia dell’umanità, le stime sono ufficiali ed autorevoli, non supera le 183.000 tonnellate ed annualmente si producono nel mondo circa 2500 tonnellate di nuovo Oro.
Potrebbero sembrare numeri alti ma in effetti non lo sono né in termini monetari e né di quantità di metallo fisico.
Infatti, il controvalore di 183 mila tonnellate è poco meno di 7 trilioni di Usd e la quantità complessiva entrerebbe in 3,4 piscine olimpioniche che ricordo hanno una misura standard di 50 metri per 25 metri con 2 metri di profondità.
La produzione annuale mondiale pari a circa 90 miliardi di dollari (meno di 1/10 di 1 trilione) potrebbe essere contenuta in un cubo di 5 metri per 5 metri.
Vorrei aggiungere una ovvietà, che però non va da dimenticata, e cioè che solo il 30% circa delle 183 mila tonnellate sono nella forma di monete e lingotti, e che la quasi totalità dei lingotti è nei caveau delle Banche Centrali.
Quindi solo un controvalore poco più di 2 trilioni di Usd, pari a circa il debito pubblico Italiano, può essere considerato veramente liquido, mentre la quota restante (maggiormente gioielli) solo con difficoltà potrà essere immessa sul mercato.
Un topolino verso un elefante, poiché anche ricomprendendo l’Oro delle Banche Centrali e’ molto poco l’Oro disponibile rispetto alla quantità di risparmio monetario in circolazione.
Ed è per questo che sono bastati acquisti concentrati per 4/5 settimane, in concomitanza di una veloce discesa dei mercati azionari, per far salire l’Oro di 180 dollari l’oncia.
L’indice delle gold mining è cresciuto del 50%, con alcune aziende che hanno segnato rialzi a tre cifre. Le premesse di un inversione di trend ci sono tutte e la buona tenuta del prezzo dell’Oro nelle ultime settimane, nonostante il forte recupero degli indici azionari, sembra confermare tale scenario.
L’unica ombra al rialzo dell’Oro è costituita dall’Argento che pur essendo in un trend positivo dall’inizio del 2016 (+9%), il valore di 15 Usd per oncia continua ad essere troppo vicino ai minimi degli ultimi 5 anni.
Oltretutto l’Argento resta debolissimo proprio nei confronti dell’Oro.
Ciò risulta evidente se analizziamo il Gold Silver Ratio che ricordo indica quante once di Silver sono necessarie per comprare un oncia d’Oro.
Attualmente sono necessarie 83 once di Argento per comprare 1 oncia d’Oro ed analizzando l’andamento storico del ratio dei due metalli si rileva che  solamente in altre due circostanze il valore di 80 è stato superato: nel 1991 (crisi delle Saving Bank USA) e nel 2008 (default di Lehman Brothers).
Se non ci sarà un’altra grande crisi in arrivo questi livelli non sono sostenibili sia perché la parità monetaria è intorno ad un ratio di 10 e sia perché l’argento a differenza dell’Oro beneficia di una domanda industriale strutturale ed in costante crescita.
Inoltre la produzione di Silver nel 2015 è scesa rispetto al 2014 mentre l’ammontare di monete di argento vendute ha segnato un nuovo massimo storico con 130 milioni di once (il precedente era del 2011 con 116 milioni di oncie).
Anche il 2016 è partito con una domanda di monete eccezionale e le vendite di Silver coins sono state superiori del 26% rispetto al 2015; solamente nei primi due mesi dell’anno sono state vendute circa 10,8 milioni di once di Silver Eagles.
Il prossimo trimestre porterà un elemento di grande novità che potrebbe comportare la fine del dominio assoluto delle bullion banks sul prezzo dell’Oro:
allo Shanghai Gold exchange il metallo giallo sarà scambiato con consegna fisica in Yuan. Vedremo cosa cambierà, tuttavia in questo 2016 sembrano esserci tutti gli ingredienti giusti affinché Oro e Argento possano sorprendere investitori e regolatori.

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