E’ successo un po’ di tutto in questo trimestre con rialzi sostenuti sui metalli preziosi sino alla terza settimana di Agosto, l’indice sulle Gold Stock ha toccato il valore massimo dall’inizio del 2016 con un +150%, e a seguire un’importante flessione al ribasso nel mese di settembre con accelerazione nella prima settimana di ottobre. Inizierei nel commentare proprio quanto è accaduto negli ultimi giorni. Ci sono pochi dubbi, l’ultima discesa è stata ancora una volta ben orchestrata dalla manipolazione sia al fine di evitare rialzi eccessivi sull’Oro e sull’Argento in un arco temporale ravvicinato e sia per soccorrere le bullion bank apparentemente sempre più in difficoltà poiché esageratamente scoperte sui contratti future a causa dei numerosi tentativi di arginare la salita dei prezzi. Due i dati incontrovertibili: 1. in una sola giornata, quella di lunedì 3 ottobre, sono stati venduti contratti future per un controvalore di oltre 1000 tonnellate di Oro, corrispondenti a circa il 40% della produzione mondiale di Oro in un anno; 2. tale ammontare è stato venduto il primo giorno della settimana di chiusura del mercato cinese, quindi in assenza dei maggiori compratori di Oro. Non credo serva aggiungere altro e quasi certamente assisteremo ad un recupero sostenuto gia’ dalla prossima settimana anche grazie alla riapertura dei mercati cinesi. Analizzando invece la situazione finanziaria complessiva rileviamo dei segnali poco incoraggianti. Il caso Deutsche Bank che ha raccolto recentemente l’interesse della stampa nazionale ed internazionale è probabilmente il più allarmante. I numeri, infatti, ci dicono che una tra le Banche più grandi al mondo vale in borsa meno dell’1% del totale dei suoi attivi e raccoglie depositi per un ammontare pari ad 1/5 delle attività in bilancio. Quindi 4/5 degli attivi sono finanziati per lo più a breve termine con altri operatori di mercato e con le banche centrali – poco sostenibile specialmente se viene meno la fiducia del marcato….. Inoltre la banca ancora una volta si trova ad essere coinvolta in uno scandalo (quello dei sub prime) e per tale motivo il regolatore americano ha chiesto 14 miliardi di Usd di sanzione, esattamente quanto la sua capitalizzazione di borsa. Va ricordato che sempre Deutsche fu multata per lo scandalo della manipolazione del Libor nel 2015 e per la manipolazione del prezzo dell’Oro e dell’Argento nel 2016. Insomma una “zombie Bank” che più che una Banca sembra essere un mega Hedge Fund alla ricerca costante di nuovi finanziatori e nuovi capitali. Pensate che il 26 settembre i vertici della Deutsche avevano escluso sia nuovi aumenti di capitale e sia aiuti pubblici, tuttavia durante quest’ultimo weekend (dopo solo 10 giorni) si è saputo che la banca ha avviato trattative informali con investitori al fine di esaminare possibili strade per nuovi apporti finanziari tra cui un aumento di capitale. La verità è che la Deutsche Bank troppo grande per fallire è talmente grande che si fa fatica a capire chi avrà la forza di salvarla ed i rialzi degli ultimi giorni, violenti e francamente anomali, dopo che il titolo aveva raggiunto nuovi minimi storici, sembrano essere più guidati da acquisti difensivi di chi sta cercando di guadagnare tempo. Dico questo poiché la sensazione è che in America e in Europa stiamo per intraprendere una strada simile a quella che si sta osservando in Giappone, dove la banca centrale oltre a detenere il 35% del debito pubblico (si prevede che alla fine del 2017 arriverà a detenerne il 50%) ha iniziato a comprare massicciamente anche il listino azionario. Dagli ultimi dati si evince che la banca centrale è il primo azionista del 25% delle compagnie giapponesi quotate ed è tra i principali dieci azionisti del 90% delle medesime aziende. Peraltro, nonostante gli acquisti dell’istituto centrale giapponese (pare di assistere ad una nazionalizzazione dell’intera economia) che miravano ad evitare crolli del listino azionario, l’indice è sceso del 20% negli ultimi 12 mesi ed inoltre l’economia sta collassando ed il debito esplodendo. Il futuro dello Yen sembra ormai segnato e il fallimento della moneta inevitabile. Un altro dato indicativo dell’estrema debolezza dell’economia mondiale lo si può rilevare dal Dallas Fed Manufacturing Survey sceso per il 20esimo mese consecutivo. Gli indici di borsa americani, ancora molto vicini al loro massimo storico, sono di fatto sostenuti esclusivamente dall’eccesso di moneta che continua ad essere immessa nel mercato; utili e fatturati sono in calo nel 2016 e per sostenere i prezzi del greggio l’Opec ha dovuto ridurre la produzione di petrolio. Lo Shiller P/E (rapporto prezzo utili) del S&P che mostra un valore medio storico di 16,5 è oggi a 27 (60% sopra la media). Quindi i nuovi trilioni che arrivano sul mercato si troveranno queste 2 opzioni di investimento: rendimenti negativi o prossimi allo zero se venissero investiti in obbligazioni, o indici azionari estremamente sopravvalutati se investiti in azioni. Ci sarebbe la terza opzione e cioè l’Oro anche se ai prezzi attuali la quantità disponibile è veramente contenuta (100 mld di dollari l’anno di nuova produzione) proprio perché i prezzi del metallo giallo sono troppo bassi e non credo potranno durare ancora molto questi valori! Concluderei ricordando che oggi più che mai ha poco senso ragionare in termini nominali sui propri risparmi vista la straordinarietà del “money printing” che stiamo vivendo. Infatti se prendiamo ad esempio l’andamento dell’indice Dow americano dall’inizio del 2000 ad oggi abbiamo un +55% ma se lo stesso indice lo misuriamo in termini di potere di acquisto (once d’Oro) avremmo un bel -70%. Anche nel 2016 il Dow è giù del 17% verso Oro e del 22% verso Silver e vedremo come chiuderà. Stampare moneta nelle quantità correnti comporta inflazionare ad un ritmo sostenuto le attività e quindi il loro valore dovrebbe essere misurato solo in termini reali e non nominali. Per questo il principale obbiettivo, in un contesto in cui il debito pubblico mondiale cresce di 1,7 trilioni l’anno (stima per il 2016), deve essere quello di preservare il potere di acquisto dei propri risparmi e l’investimento in attività reali, che hanno raggiunto il picco della loro produzione, a prezzi ancora estremamente bassi grazie alla manipolazione resta a mio avviso una delle migliori soluzioni perseguibili.

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