L’America ha chiuso il 2017 con un flusso di cassa negativo sopra $1 trilione – le entrate fiscali e le altre entrate si sono attestate a $3,4 trilioni e le uscite sopra i $4,5 trilioni.
Abbastanza incredibile, se consideriamo il contesto straordinariamente positivo – a detta del governo USA – dell’anno concluso: disoccupazione ai minimi dal 2001, inflazione bassa e stabile, fiducia delle imprese ai massimi da 10 anni.
Veramente da non crederci, in un anno cosi eccezionale….l’America chiude con oltre 1 trilione di nuovi debiti?
Anche nel primo trimestre del 2018, con il GDP salito del 2,5% su base annua ($ 110 Miliardi), era difficile aspettarsi segnali così contrastanti sul debito federale.
I numeri pubblicati dal tesoro USA indicano un debito cresciuto nel trimestre di $621 miliardi – in pratica per creare 1$ di crescita di GDP è stato necessario emettere 5,4$ (621$/110$) di nuovo debito!
Inoltre, solo nel 2008 (quando fallì la Lehman Brother) si era vista una crescita così alta del debito federale in un solo trimestre.
Qualcosa non torna e di parecchio….
Riguardo alla guerra commerciale, avviata dagli USA tramite l’applicazione di nuovi dazi alle importazioni, seppur comprensibile la pretesa di una maggiore reciprocità tra i paesi, appare evidente che l’America stia esagerando con l’ import ed i livelli raggiunti dal deficit commerciale e dall’indebitamento non sembrano essere più sostenibili.
Le frecce nell’arco Cinese sono però molte e qualora non si trovasse un nuovo equilibrio, quindi un nuovo accordo commerciale, gli USA rischierebbero di trovarsi in difficoltà ancor maggiori.
In ogni modo, i paesi in surplus commerciale e non solo questi, stanno continuando a ridurre il peso sul dollaro, diversificando le riserve (comprando Oro in primis) e aumentando gli scambi commerciali in altre monete. Nonostante questo processo sia ben avviato ad oggi il biglietto verde non ha ancora subito particolari crolli.
Qualche numero potrebbe meglio chiarire le dimensioni del fenomeno: dal 2004 gli acquisti cumulati di Oro di Cina, Russia, India e Turchia ha raggiunto le 35.600 tonnellate – Oro chiaramente uscito in larga parte dai Caveau delle Banche centrali occidentali.
Un numero impressionante pari a circa 4 volte le riserve di Oro dichiarate dall’America.
Sarebbe interessante fare un Audit a queste fantomatiche riserve auree americane, ma questo difficilmente avverrà, poiché nessuno in USA avrà mai l’interesse a smascherare che il “Re” dollaro ormai è nudo.
Nel frattempo anche l’Ungheria ha annunciato il rimpatrio sul proprio territorio dell’Oro attualmente depositato presso la Bank of England.
Bisogna ricordare che Austria, Belgio, Olanda e Germania hanno già portato a termine, o in tutto o in parte (i tedeschi), il rimpatrio del loro Oro e questo dovrebbe mettere in allarme noi Italiani che abbiamo 1200 tonnellate del nostro Oro, depositato presso la Federal Reserve di New York e la Bank of England (Sig!).
Avrei pochi dubbi che con il passare del tempo la probabilità, per coloro (l’Italia sarà certamente tra questi) che da ultimi decideranno per il rimpatrio, di una sorpresa negativa sarà sempre più alta, anzi altissima.
Passando ad analizzare la capitalizzazione a livello mondiale del mercato azionario e del mercato del debito, possiamo osservare quanto la super bolla sia andata ben oltre l’eccessiva esuberanza.
Sono stati raggiunti i 320 trilioni di dollari (di cui 90 circa sono il valore delle azioni), mentre il controvalore di tutto l’Oro detenuto dalle Banche Centrali a livello mondiale (ai prezzi attuali) è più o meno stabile a circa 1,5 trilioni di dollari – ogni ulteriore commento con questi dati è superfluo.
Infatti è stato segnato un nuovo minimo storico del prezzo delle commodity relativamente al prezzo delle azioni.
Concluderei con un ultimo dato che oltre a lasciare perplessi ci induce ad un attenta riflessione.
La banca JPM negli ultimi 5 mesi ha quasi raddoppiato la posizione di argento fisico detenuta nelle inventory del Comex.
Per la precisione sono 132 milioni di once, pari al 50% dello stock complessivo detenuto sul Comex.
Sempre nell’ultimo periodo sono state ritirate dall’SLV, che è l’ETF più liquido ed importante sul Silver, oltre 100 milioni di once.
Inoltre, alcuni analisti stimano che la posizione complessiva sul Silver fisico (lingotti, monete, etc) accumulata negli ultimi anni da JPM, abbia raggiunto 600/700 milioni di once (pari all’80% della produzione annuale di Silver).
Quale interesse può avere una banca a detenere un ammontare così rilevante di argento fisico? Come può pensare di liquidare così tante once in profitto?
Quali informazioni possiede la JPM per averla spinta ad organizzare acquisti così massicci e ravvicinati di argento fisico, depositandoli in parte e quindi in trasparenza sul Comex?
Probabilmente una delle possibili spiegazioni è che la FED sia a questo punto pronta a rivalutare il prezzo dell’Oro per inflazionare la sua moneta ed alleviare il peso del debito che ha raggiunto valori colossali.
Ciò implicherebbe:

ORO AREGENTO ...  RESET MONETARIO?

ORO AREGENTO … RESET MONETARIO?

1. la fine della manipolazione del prezzo dell’argento
2. il ritorno ad un prezzo di equilibro del Silver specialmente nei confronti del metallo giallo e quindi non più ad gold/silver ratio di 80, ma ad un ratio non oltre di 20/30, più in linea alle quantità prodotte annualmente dei 2 metalli.

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