Vi propongo gli stralci di due articoli di questi giorni:

Vediamo cosa accade ad una partita iva.

 

Secondo i calcoli dell’associazione UNIMPRESA , su 50.000 euro di fatturato, si pagano: 13.625 euro di saldo Irpef, 5.241 di acconto Irpef, 956 euro di addizionale regionale Irpef, 236 euro di addizionale comunale Irpef, 71 euro di acconto addizionale comunale Irpef, 53 euro come diritti alla Camera di commercio, 1.689 euro di Irap, 797 euro di acconto Irap, 7.191 euro di contributi previdenziali, 3.779 di acconto contributi previdenziali. Il totale dei versamenti è quindi pari a 33.248 euro, cifra che porta il total tax rate sopra quota 64,5%.

 

E ora vediamo cosa accade ad altre aziende come multinazionali e aziende straniere in Italia.

“ Secondo fonti del quotidiano Italia Oggi, Spotify sta affrontando in questi giorni una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate dopo che nel 2018 a fronte di ricavi per oltre nove milioni di euro ha pagato imposte per appena 69mila euro.” (Corsera).

E se andassimo a vedere in proporzione quante tasse pagano Amazon o altre grandi aziende del web (e non) si avrebbe un quadro chiarissimo su chi paga le tasse in Italia e chi no.

Ecco cosa io chiedo ad un ipotetico futuro governo di centrodestra: modificare questa situazione. Come? Lo devono sapere loro ma qualche suggerimento mi permetto di scriverlo:

  • Web tax fissa e in % su ogni prodotto venduto . Ad esempio 5 euro fissi a pacchetto consegnato da Amazon più il 20% del valore pagato. Esempio : compro un caricabatterie che costa 10 euro, diventano 10+5+2 . I commercianti nostrani festeggerebbero la fine di una concorrenza sleale assurda.
  • Allargare le tasse a tutte le aziende che vendono in Italia. Oggi se non erro le pagano solo quelle che hanno una sede stabile in Italia. La Ue protesta? Chissenefrega.
  • Far circolare Minibot o Certificati di Credito Fiscale (CCF) che ovviamente le multinazionali non potrebbero accettare visto che accettano solo pagamenti elettronici , al contrario dei commercianti che invece potrebbero accettarli su base volontaria. E anche qui la UE non sarà d’ accordo.
  • Scatenare la Agenzia delle Entrate contro i grossi e non i piccoli. Già accaduto nel periodo del governo LEGA-5 Stelle. Ricordiamo che il gruppo Kerig ha accettato il concordato con adesione per 1 MILIARDO E 200 milioni di AMMENDA. La UBS 200 milioni e così via. Ad esempio un controllino su tutte le società con sede a ZUG , il paradiso fiscale svizzero sarebbe il caso di farlo? Ho letto qualche articolo che raccontava come tutti i diritti del calcio (pochi spicci) passassero per quel paradiso fiscale. E’ solo un esempio , ma il cittadino che paga le tasse al 64% credo sarebbe felice di sapere che non c’ è nulla di strano su tante aziende che hanno sede a ZUG. Staremmo tutti quandi un pochino meno dispiciuti con lo stato.

Oltretutto , i soldi ipoteticamente evasi da commerciante , un dentista o un idraulico , vengono rispesi sul terrotorio italiano per la maggior parte, quelli elusi o evasi dalle grandi aziende vengono mandati all’ estero e quindi saranno tutto PIL perso . Se un singolo evade 20.000 euro di tasse fara la spesa e pagherà IVA sui prodotti, i soldi di Spotify certo non saranno spesi nuovamente in Italia. Quindi esiste evasione e evasione. Macroeconomicamente non sono tutte uguali.

Brava Giorgia Meloni ad aver posto l’ accento su queste discrepanze. Spero solo che una volta che Salvini e Meloni saranno andati al governo , non si pieghino anche loro a logiche di grandi poteri come hanno fatto recentemente  i 5 stelle e il PD da sempre.

Buon week end a tutti tranne che a Zug. Ed a altri mille paradisi fiscali che drenano risorse (e quindi benessere) dalla nostra società.