karl_kraus

 

In Italia ci si accanisce legittimamente contro la fiacchezza e l’inettitudine della pubblica amministrazione, che spesso rappresenta una insopportabile zavorra per gli uomini d’azione; ma chiunque abbia vissuto anche solo un mese negli Stati Uniti, in Svizzera, o in un qualsiasi Paese di lingua germanica, è consapevole del fatto che nei crocevia più spiccioli del quotidiano la duttilità mentale italiana resta un formidabile contravveleno all’alienazione dell’uomo contemporaneo e aiuta a rendere tutto facile. Come al supermercato, per esempio.

 

Dopo un pranzo fin troppo generoso, decido, per cena, di prepararmi qualcosa a casa. L’ultima volta che è successo, in tv programmavano il Gioco dei 9. Soppesando fra golose alternative, propendo per un po’ di formaggio con le mele. Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere, recita il proverbio, ma se è a pasta semidura, io preferisco la mela. Così giro l’angolo verso il supermercato. Chiuso per restauro. Faccio mente locale, ma fatico a mettere a fuoco un’alternativa. Poi ricordo che all’inizio di via Vincenzo Monti c’è un enorme Carrefour ricco di primizie. Averlo saputo, al tweed di mezzo peso avrei aggiunto una sciarpetta… perché la strada da percorrere a piedi è tanta e il vento frizzante. Giunto un po’ intirizzito a destinazione acquisto tante cose indispensabili: baci di dama, canestrelli, una statuetta in porcellana di Mao Tse-tung, finché giunge il momento della frutta. Palpo con competenza due o tre mele, come vedevo fare da mia nonna all’ortofrutticolo Facchini, e poi scelgo. Una bella renetta, soda, polposa. Arrivo alla cassa, dopo una fila interminabile, e mi trovo innanzi una signora sulla sessantina acconciata come Joey Tempest, storico leader degli Europe. Le porgo la spesa. «Non ha pesato la mela», mi comunica con grande risolutezza. «Oh cielo! E dove sono comandato a farlo?». «C’è una bilancia nel settore frutta e verdura».

Lascio la fila fulminando un assicuratore con la faccia sinistramente simile a Poletti che mi stava alle calcagna e corro a pesare quel frutto da Paradiso terrestre ripensando a un sapido aforisma di Karl Kraus: «Che potrà mai essere il senso di forza di un Nerone, o la furia distruttiva di un Gengis Khan, o l’onnipotenza del Giudizio Universale in confronto con l’esaltante soddisfazione di un cancelliere della divisione per la coscrizione militare dell’ufficio giudiziario distrettuale, il quale, a causa della mancata ottemperanza a un preavviso di presentazione a scopo di computo della tassazione militare, condanna qualcuno a pagare una multa di due corone!». E che mai sarà la soddisfazione di quel cancelliere in confronto con la beatitudine di una cassiera del Carrefour che ti caccia con scherno a pesare una mela?! Kg 0.290. Ottimo. Torno alla cassa e comunico il responso dell’Oracolo di Dodona. «No signore, abbia pazienza, deve prendere il bigliettino che esce dalla bilancia». «Ah!».

Ripercorro il sentiero e osservo la bilancia. Ci sono numeri, codici. Come un hacker bosniaco chiedo alla prima moglie massaia li a fianco che cosa devo fare. Ricevo sguardi scettici, ostili. «Deve inselile il numelo del flutto», mi segnala con servizievole grazia una giapponese di passaggio, senz’altro cresciuta in un’okya di Kyoto. Scruto l’albero delle mele e leggo 27 in corrispondenza delle renette. Digito 27, recupero il fogliettino e arrivo con baldanza dalla rockstar alla cassa. «E ma non l’ha imbustata, signore!».

La donna, resasi conto del mio cipiglio sconsolato, annientato, con un moto di solidarietà o forse di condiscendenza si fa bastare ciò che avevo da offrire e mi apparecchia sdegnata il conto. Esco dalla porta principale e con orgoglio mi incammino verso casa. Il supermercato è luogo dai gaudiosi riti di passaggio e io mi sento come una diciottenne fresca di debutto in società.

 

Il vento, l’aria da fine inverno, friccicarella e carica di auspici, mi fan venir voglia di ballare un valzer di Strauss, lì, davanti al Fatto Bene Burger. Arrivato a casa, il cane mi corre incontro con la sciarpa di lino e seta in bocca e io sono come un papà single che sa badare a se stesso. Srotolo la spesa sul tavolo, mi preparo a un vitto raffinato sintonizzandomi su Enrico Mentana e stappando una boccia importante. Ora sono seduto a tavola e ho dimenticato di comprare il formaggio.

 

 

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