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«Il movimento En marche! di monsieur Macron è una professione di fede, fede nel nomadismo. Nella Francia di monsieur Macron marciare significa essere nomadi, come i migranti e gli espatriati fiscali. Il nomadismo che rinuncia ai doveri, che rinuncia alla fedeltà, alla parola data, alla volontà di costruire qualcosa di duraturo nella propria terra; che si afferma come teoria, come dottrina a fondamento di un immigrazionismo scatenato. Il nomadismo è la negazione dei nostri valori di civilizzazione. Rappresenta il rifiuto dell’appartenenza, della responsabilità, dell’autorità; l’unica autorità riconosciuta è quella del danaro, il solo potere è la forza di chi lo possiede. Il mondialismo furioso e trionfante di monsieur Macron sarà il regno di individui vuoti, senza memoria, senza legami, senza interiorità. Che propagheranno la loro insignificanza in una landa di desolazione culturale e identitaria. Un deserto mentale e spirituale dove prospera e prolifera il fondamentalismo islamico, in azione per la conquista degli spiriti deboli con la connivenza degli spiriti vigliacchi. L’Occidente risponde alla minaccia con l’avidità mercantile e la tolleranza imbelle. L’insopportabile tolleranza per i delinquenti, per i criminali. Stiamo attraversando un’epoca di profonda regressione. La regressione verso un’immaturità puerile, che non conosce i limiti, che non conosce confini. Ma senza limiti non esiste società; senza limiti non esiste civiltà». Il discorso di Lille è stato monumentale e… mi auguro… imperituro. Che Dio la benedica!

 

La marescialla di Francia viene accusata di fascismo dal fascismo globalista che ci sovrasta. Perché l’assolutismo demonizza, censura e infine incrimina ogni opposizione. E lo fa con la velleitaria grossolanità oscurantista che gli è propria. Marine Le Pen è questo: una scheggia di luce che finisce nella notte. Illuminandola a giorno.