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Il cappotto in Loden è un campione del classico internazionale virile, che emana dal tessuto – armatura e mano – dalle cromie originarie come dalla foggia… i suoi natali rustici, il quotidiano contatto con l’aria aperta e infine la confidenza con pratiche venatorie. Quando la borghesia urbana si impossessò dei capi di ispirazione campagnola o montana, li plasmò, li addomesticò, li snaturò, fino a farne indumenti da città. E da una mantella per contadini tirolesi e poi da nobili cacciatori austrungarici, arriviamo al capospalla degli austeri economisti della Luigi Bocconi. In questa transizione del vestire c’è il filo fantasma di una terrificante trasfigurazione sociale ed economica.

 

 

Mi muoverò per ellissi, perché vi so lesti nell’afferrare. L’uomo che si difende dalla natura con un panno ruvido e caldo lasciò il mondo all’uomo che la domina, decontestualizzando quello stesso panno come feticcio del suo imperio. L’agricoltura venne sostituita dall’industria, quindi l’economia reale fu mangiata viva dalla finanza; creatura incorporea, ma dagli appetiti animalescamente concreti, che iniziò ad alimentare se stessa. Il risparmiatore fu costretto a farsi investitore, suo malgrado, per favorire la speculazione. Il debito sovrano svenduto ad agenti internazionali – eradicando la sovranità dalle mani del governo locale –  acciocché lo Spread potesse aleggiare sui villaggi come un terrificante drago lanciafiamme dalle corna ricurve. Con la direttiva del salvataggio interno (bail-in) il risparmio privato diviene infine serbatoio o rete di sicurezza per le banche d’affari, rendendo la razzia su larga scala… un diktat. L’Italia, incidentalmente, è il terzo Paese più ricco del mondo quanto a risparmio privato con 4.200 miliardi di euro, quindi preda saporosa. Ovviamente Mario Monti è ignaro di tutta la prima parte e indossa quel Loden con sentori di naftalina solo perché scelto per lui dalla moglie, come prima dalla madre. Ma conosce molto bene la seconda.

 

 

 

 

Quando si giudica il senatore a vita è di pochissimo interesse ascoltare ciò che dice, benché la sua retorica sia salace, il sarcasmo acuminato e il suo procedere di frequente antifrastico deliziosamente solottiero. La facondia montiana è a tal punto controllata da risultare perfettamente mimetica – e rimanda alla violenza che ha dovuto esercitare su se stesso prima che sugli altri – almeno finché parla alle televisioni italiane. E’ invece piuttosto eloquente osservare il suo linguaggio non verbale. Le oscillazioni in avanti e indietro, gli occhi, le mani che puntano spesso in direzioni contrastanti ad attestarne l’intima ambiguità. Il suo ramo razionale, che risiede nelle parole, è come il tasso di interesse: basso, sommesso, understated. Per favorire il pudico emergere della verità, per aiutare famiglie e imprese? No. E infatti la sua sfera emotiva, che è nel corpo, si gonfia come una bolla speculativa che ingrassa la Goldman Sachs, di cui lui e l’altro Mario sono prodotti del vivaio. Giovedì sera a Piazza Pulita, dopo essersi esibito nella parodia del contro-comblottone russo che sponsorizzerebbe i Pentaleghisti, è stato per l’ennesima volta chiamato a commentare la legge Fornero e le lacrime di Elsa. Le parole sono state più o meno le seguenti: «Senza la Riforma Fornero l’Italia sarebbe finita come la Grecia». Ebbene, in quell’istante le sue pupille si sono dilatate a tal punto da sfiorare il naso di Formigli. Ma in fondo chissenefrega della cinesica e di queste “sofisticherie”, per usare una parola cara al Professore; bastano i numeri, che non dovrebbero poter mentire deliberatamente. Monti continua a descrivere le manovre in deficit dei governi populisti come silenzioso pugnale che va ad assassinare il futuro delle nuove generazioni; ma gli unici numeri che a quegli stessi giovani ha lasciato in eredità il suo governo sono un tasso di disoccupazione giovanile che passò dal 30% al 39% e un rapporto debito/Pil dal 116% al 131%. Impossibile che sia chiamato a commentare queste cifre dall’informazione ufficiale. Ed è un peccato. Perché pur avendo sempre lavorato affinché l’Italia somigliasse il più possibile alla Germania, a differenza del tedesco medio, Mario Monti è una persona che può dire le bugie anche senza crederci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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