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La sinistra capitale ha trovato il suo campione. Spazzate via tutti i mostriciattoli scacciafiga che si dannano per sembrare caviar quando sono tonni Asdomar – come Severgnini, Rampini e Riotta – e lasciate gli stuzzichini nelle mani di chi sa maneggiarli! Calenda è tutto quello che Renzi avrebbe voluto essere: paraculo di razza, predestinato. Nipote di Comencini, figlio di Comencini, attore bambino già acconciato a 11 anni con la riga da Ministro per lo Sviluppo economico, scuole alte, pupillo di Montezemolo: il fighetto perfetto. Ma un fighetto del fare, perché con il culo nel burro e nel Wish Super 170’S si può osare. Se molti sinistri guardano con sufficienza al progetto Siamo Europei – come già derisero la cena dei cretini che Calenda organizzò senza successo – è perché sono sempre indietro come la coda del maiale e non capiscono l’Italia futura. L’ex Scelta Civica è la magnesia al Sipilo naturale per aggregare l’unico elettorato realmente coeso del Paese: i militanti da salotto, da terrazza. E tutti quelli che vorrebbero somigliare loro.

 

 

Torniamo al frusto sintagma che li definisce: radical chic, la cui natura intellettualmente pornografica ci suggeriva di vietarlo ai troppo impressionabili. La maggior parte degli adepti che ne abbraccia la Weltanschauung non lo fa per acribia politico-ideologica, né per inclinazione umanitaria, ma ne segue i precetti per pura esibizione. E il magnete di questo narcisismo fesso sta proprio nell’espressione: radical chic. Che evoca alta società, una distinzione libera da consuetudini datate, ispira audacia imprenditoriale, anticonformismo conformista, perbeninismo di gusto con nuance post-convenzionale, etichette biologiche e industria 4.0. Con due parole? Guache Calenda.

 

 

 

In numerose circostanze, intervistando rampanti massaie fra i banchi del salumiere, ho ascoltato questo refrain: «Sì, chiamatemi snob, chiamatemi radical chic, ma io la penso così!». Affermazioni che sottintendono proprio il desiderio di essere etichettati, che rivelano il più patetico compiacimento per il riconoscimento di un’appartenenza dai connotati eterodiretti. Calenda è l’uomo per loro. Scarpa Loro Piana soft walk sotto l’abito, perché fa cricca giusta e poi mi veste ancora la mamma; button down di prammatica liberal, ma con i bottoncini slacciati e spesso con il maglioncino, perché la Ferrari spider o lo scooter “ragazzo come voi” sono in garage; cravatta in maglia di seta dal pattern pimpante, perché sì all’austerità, ma senza tarpare le ali all’entusiasmo degli investimenti. Siamo Europei è un manifesto per la fauna di cui sopra, profezia di speranza per tutti i modaioli della morale che avevo descritto in passato. Scegliere sul mercato delle idee quelle più “in”, scimmieggiare dai tavolini di un ristorante vegano le moine ideologiche che magari furono di Beatrice Borromeo, per poi venir assorbite da Concita De Gregorio e colare infine nelle salivanti affermazioni di qualche Maria Teresa Meli da talk show, aiuta a sentirsi parte della classe dirigente, ma con lo spirito gregario tipico del parvenu. Gente che cercava certificati di status in politica, ma non trovava il profilo giusto: Monti odorava di naftalina, Renzi era un abborracciato di provincia, la Bonino pannelliana e un po’ racchia, Sala finto come gli euro del Monopoli. Calenda, invece, pare tagliato dal sarto nel loro immaginario, che va dove lo porta il cuore: «Per chi hai votato… Virgi?». «Siamo Europei… e me lo domandi Oleandra?!».

 

 

Calenda dichiarò a Myrta Merlino nel dicembre 2017 che non si sarebbe mai candidato perché la politica non è il suo mestiere. Lui sa fare cose, vedere gente, ma non cercare voti. Per fortuna Carletto ha cambiato idea, prendendo atto di poter essere il rizzaculo di tanti; non solo di quelli con gli struggimenti a sinistra e gli attici a destra, ma anche di chi ne subisce la malia. Il suo riferimento culturale naturale, Antonio Gramsci, ebbe più o meno a scrivere: Fino a quando sussiste il regime borghese, col monopolio della stampa in mano al capitalismo e quindi con la possibilità per i partiti borghesi di impostare le questioni politiche a seconda dei loro interessi, presentati come interessi generali… fino a quando potranno essere diffuse impunemente le menzogne più impudenti contro la volontà popolare, è inevitabile che anche fra le classi subalterne si possano trovare sprovveduti pronti a offrire i polsi ad aguzzini tanto per bene.

 

 

P.s. Affezionatissimo lettore un po’ cazzomatto, oggi è San Valentino e ci tenevo a incalorire il tuo cuore con il sacro fuoco del romanticismo. In questa giornata speciale fai una sorpresa alla fidanzata: presentale tua moglie!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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