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Mi rendo conto che l’immigrazione clandestina sia un fenomeno complesso, pieno di input ed output, come avrebbe asserito Drugo Lebowski. Tuttavia credo di aver trovato un modello di ospitalità sostenibile e 5.0. La soluzione è creare una community di CouchSurfing dedicata agli immigrati irregolari. Chiamandola magari, in maniera più cozy e autunno/inverno, “Il Divano del Profugo”. Le decine, centinaia, migliaia di amici a favore dell’accoglienza potrebbero tosto renderla tangibile accogliendo il surferprofugo sul proprio divano… evitandogli così esperienze negative in hotel o in dormitori ed entrando vividamente in contatto con altre culture. Al clandestino poi… garantirebbe un binario rapido per interagire con le abitudini dei local e attraverso questa mimesi quotidiana – fatta di piccoli riti come il caffè della mattina, l’aperitivo, le bollicine della convivialità, quei piccoli battibecchi che rendono le nostre famiglie così adorabilmente litigarelle – integrarsi compiutamente. A ciò si aggiunga un piglio dinamico, mitteleuropeo con screziature nigeriano-chic, multietnico, food-ensemble, no-profit, green. Nello spazio dedicato al profilo utente, in assenza di dati personali, documenti, permesso di soggiorno, alfabetizzazione, sarà consigliato inserire una foto dal mood very motivy umanitary. Il network permetterà a chi ospita di recensire temperamento e comportamento di chi viene ospitato, consigliarlo ad amici o parenti per affinità, simpatie, solarità. “Mansur è dolce e introverso, ama il formaggio di capra, impagliare i gatti e i coltelli da cucina”; “Tokunbo è buffissimo quando prova a lavarsi i denti, affettuosissimo con le bambine e bastona Tommaso al posto mio”. Il Divano del Profugo, la app per un nuovo modello di ospitalità e integrazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

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