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Ieri ho scelto l’ironia per fotografare il reale, oggi userò la fotografia per ironizzare sulla realtà. Il dibattito pubblico italiano è così composto: da una parte i sovranisti psichici, populisti, razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi, antisemiti, islamofobi, leghisti… che odiano, o così pare. Dall’altra i progressisti, i pacifisti, gli antifascisti, i democratici, i tolleranti, i più umani, le anime belle… in missione contro l’odio degli odiatori. E quest’ultimi come manifestano la propria superiore natura e cultura, come prendono le distanze dall’inciviltà degli odiatori? Abbracciandoli, dirozzandoli, integrandoli? No. Odiandoli. Misurano la propria estraneità all’odio odiando i sovranisti psichici, i populisti, i razzisti, i sessisti, gli omofobi, gli xenofobi, gli antisemiti, gli islamofobi, i leghisti tutti… con vauro livore e afrore, con la scialorrea agli occhi, con il pepe all’ano. Quindi, sfogata la violenza repressa dei pavidi contro la vittima sacrificale, l’abietto, l’inferiore, il dago destrorso, schiacciato il diversamente ascoltabile come un insetto fastidioso, messe le campane al collo del populista come si faceva con gli ebrei, segregato il subumano leghista come si usava con i negri… i progressisti, i pacifisti, gli antifascisti, i democratici, i tolleranti, i più umani, le anime belle… iniziano a cacare il fallo sulle note di Bella ciao nelle piazze, nei teatri, alla radio, sui giornali, al cinema, in televisione, sui social… manifestando contro l’odio. E proprio per questo non possiamo fare a meno di amarli.

 

 

In definitiva, l’odio nei confronti dell’odio mi pare veramente odioso. Fosse per me, lascerei amare e odiare in santa pace. Tanto più che amore e odio sono sentimenti involontari e reciprocamente necessari. Chi non lo comprende è stupido e io odio la stupidità, quantunque gli stupidi siano così amabili. A tal proposito e in conclusione, giova riportare un dialogo tratto da “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov, fra il Satanasso e il fariseo, la cui potenza è imperitura e universale, benché il sovranista e sessista autentico si sceglierebbe una fidanzata madrelingua per farselo leggere in russo, dopo averla intiepidita con un po’ di latin love:

 

– Toh! – esclamò Woland, guardando il nuovo venuto con aria di scherno. – Sei proprio l’uomo che mi sarei aspettato di vedere qui! A che cosa dobbiamo l’onore della tua visita, ospite non invitato?
– Son venuto da te, spirito del male e signore delle ombre – rispose il nuovo venuto guardando Woland di sottecchi, con ostilità.
– Se vieni da me, perché non mi hai salutato, ex pubblicano? – disse severo Woland.
– Perché non voglio che tu goda salute – rispose l’altro insolentemente.
– Eppure dovrai metterti l’animo in pace, – replicò Woland, e un sorriso beffardo distorse la sua bocca. Non hai fatto in tempo a comparire sul tetto che hai già detto una sciocchezza, e ti dirò io in cosa consiste: nel tuo tono. Hai pronunciato le tue parole come se tu non riconoscessi l’esistenza delle ombre, e neppure del male. Non vorresti avere la bontà di riflettere sulla questione: che cosa farebbe il tuo bene, se non esistesse il male? E come apparirebbe la terra, se ne sparissero le ombre? Le ombre provengono dagli uomini e dalle cose. Ecco l’ombra della mia spada. Ma ci sono le ombre degli alberi e degli esseri viventi. Vuoi forse scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi e tutto quanto c’è di vivo per il tuo capriccio di goderti la luce nuda? Sei stupido.
– Non intendo discutere con te, vecchio sofista. – rispose Levi Matteo.
– Non puoi neanche discutere con me per il motivo che ho già detto: sei stupido.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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