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Talvolta i più miseri bisticci di cortile fra stampa e politica si rivelano megafoni del destino. Come nel caso della polemica fra Matteo Renzi e Corrado Formigli, che nella sua Concinnitas morale sembra annunciare l’inizio di una lotta intestina che potrebbe far piazza pulita di alcune infezioni. Se è antropologicamente impossibile provare simpatia per Renzi – che incarna la grossolanità cretina dell’arrivismo morboso – poche figure appaiono odiose come quella di Formigli, paradigmatico esempio di chi simula il bene per poter fare impunemente del male. In questa specifica vicenda, il conduttore ha ovviamente ragione: una cosa è mostrare i feudi di un senatore, peraltro “chiacchierati”, altro è fare lo stesso con gli appartamenti di un giornalista, come puerile rappresaglia eterodiretta. Tuttavia, non capisco tutto questo impermalimento: vedere da vicino l’attico di 270 metri quadrati con terrazza da 100 di un sinistro divulgatore terzomondista, manifesto della sua unità proletaria per il comunismo, risulta illustrativo. Perché la realtà, Formigli, è anche la nostra passione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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