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Dal palatino Sanremo dei sogni a quello tapino della cronaca. Ricapitoliamo. Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, ha messo un pollice su per il sedere – e mi auguro si apprezzi il traslato unisex – all’orgoglio femminista e al mantra perbenista, dichiarando con candore adolescenziale che le sue “belle” lo affiancheranno durante la 70esima edizione del Festival perché sono molto belle. Anatema! Scomunica! Gogna mediatica! – anche se preferirei “gogno mediatico”, per non dare adito a ulteriori polemiche. Vi risparmio l’elenco di chi ha disapprovato, rimbrottato, rabbuffato, biasimato, bersagliato, ridicolizzato l’ingenuo presentatore. Addirittura una lettera di 29 deputate, ha ricevuto sul naso il malcapitato Ama. La voce più benevolente verso il Candido si è rivelata quella amica di Luciana Littizzetto, che gli ha discretamente suggerito pubblicamente: «Non dire delle donne che ti affiancheranno che sono molto belle perché essere bella è frutto di una botta di culo, non è una conquista». Mecojoni!

 

La vicenda fomenta molte riflessioni nella testolina post-convenzionale di ogni sano sessista sovranista. Cerchiamo di sminestrarle senza troppa pedanteria sistematica. Se la galante sottolineatura della bellezza rappresenta – perché così è ufficialmente nel percepito – un’implicita ammissione di stupidità, ocaggine, incapacità generalizzata, della donna che la esibisce, io comincerei a parlar bene della ciospaggine e della ciospette. Come la Littizzetto, per esempio. Fossi in Amedeo Umberto, ringrazierei proprio Luciana, che ce l’ha fatta in tv malgrado sia cozzarella. «Tu sei un esempio di ciò che tutte le donne vorrebbero essere, cara Luciana: racchiette di ben meritato successo». A bene vedere neppure la sapida intelligenza della Littizzetto o il suo aspetto buffo e simpatico sono conquiste – in quanto talenti impreveduti e accidentali utili allo scopo precisamente come la bellezza – ma cerchiamo di non sottilizzare. Per il ruolo della cabarettista serve dimostrarsi briose, pimpanti, graffianti, per quello di Filippa, che partecipa alla stessa trasmissione, basta essere bellezze svedesi. Ma proseguiamo. Se sottolineare la discrezione di una donna come Sofia Novello, che non ha mai ostentato protagonismo, ben sapendo di essere riconoscibile solo come “la bella tipa che sta con Valentino Rossi”, è sessismo, inizierei con il non invitare una ragazza solo perché fidanzata di Valentino Rossi e bella tipa, prima di mettere al muro Amadeus per aver imperdonabilmente dichiarato come la giovane sappia stare “un passo indietro” rispetto al celebre compagno. I riflessi pavloviani del correttume sono sempre scemi, sempre ingiusti, ma soprattutto sempre uguali. Possiamo sapere prima chi dirà cosa e come. Potrei già profetizzare come verrà letto questo articolo da chi. L’ideologia progressista cospira affinché si realizzi nel pensiero ciò che si auspicherebbe nella società: l’uguaglianza; che nel pensiero è identicità, è equivalenza, intercambiabilità. Si inizia tutelando le differenze in posizione di fragilità e dopo aver dato loro coraggio le si butta nella centrifuga del livellatore cosmico, per tirarle fuori infeltrite e scolorite come ogni idea certificata dal mass market culturale. Così otteniamo il gay – cioè originariamente il diverso, l’essere umano libero dalle convenzioni, dalle sovrastrutture, dai retaggi medievali, dalle feste comandate – che pretende di sposarsi in chiesa o metter su famiglia. E le disparità che ancora si strombazzano – come quella di trattamento professionale fra uomini e donne – fanno velo sulla vera tirannia, che è quella della mediocrità asfaltatrice. Il problema non è tanto l’uomo circondato da donne, quanto che quell’uomo sia Amadeus e non Jimmy Carr o James Bond. Il problema non è tanto la Littizzetto, quanto Fazio. Il vulnus, come sempre direbbe chi legge l’augusto Augias, non è premiare ciò che si conquista, conquista integralmente arbitraria – chi stabilisce infatti dove inizia il merito in ciò che siamo e in ciò che abbiamo? – ma riconoscere il talento e permettere al talento di esprimersi. Il talento, che è mera adeguatezza a scopi, si rivela gender fluid. Oggi, per esempio, è stata la mia parte femminile a ispirare le illuminanti ponderazioni di cui sopra. Ponderazioni che la segretaria personale ha zelantemente digitato dopo avermi spronato con un’insufflante fellatio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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