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Il 6 novembre mi chiedevo, vi chiedevo, se fosse possibile definire la molestia. Ora è venuto il momento di porci un’altra domanda, divenuta indilazionabile. E’ giusto radere al suolo un artista e la sua arte nel momento in cui lo si scopre colpevole di qualche nefandezza? E di agire a ritroso e in previsione sia a caccia del peccato sia con l’intenzione di annichilire l’opera del peccatore? Kevin Spacey è stato annullato, messo fuori gioco. Per molto tempo, se non per sempre. Louis C.K. con lui. E chissà quanti altri ne seguiranno. Dobbiamo dunque chiederci, con urgenza: è lecito depauperare l’arte per lustrare il piolo alla morale pubblica? Lo stand-up comedian, è notizia di ieri, ha domandato a cinque donne di potersi masturbare innanzi a loro. E ci ha messo una tale arte da convincere le spettatrici, per qualche minuto almeno, che quel suo estroverso spippettarsi fosse parte di uno sketch. Se non è genio questo! Voi ci riuscireste? Un comportamento deplorevole, non lo negheremmo; ma cancellare il suo film in uscita, I love you, Daddy, annullare gli spettacoli in programma e demolirne la carriera… che cos’è se non masturbazione punitiva? Se non godere nel segare la reputazione del depravato?

 

 

Come dicevamo in Puritani da Oscar, c’è un gusto malverso in questo voyeurismo disciplinare, dove tutti fanno i vigilanti guardoni che sputtanano per arrivare all’orgasmo. Ora, la questione non è banale e confesso di essere ambivalente; non riesco a tirar fuori un pensiero eretto. Perché senz’altro denunce così circostanziate non possono essere soddisfatte da un semplice scappellotto o dalla promessa di non farlo più. Ma è possibile punire l’uomo senza punire l’artista? E se si può, si deve? Che cosa avremmo perso se tutti i prevaricatori, i violenti, i viscidi, i pederasti della storia fossero stati professionalmente o artisticamente annientati? Socrate avrà giocato con il pistolino di Glaucone? Per fortuna, almeno nel suo caso, non ci sarebbero libri da bruciare. Ma le tele del Caravaggio? Le opere di Karl Kraus? Leggiamo qualche guizzo femminista di quest’ultimo per ponderare la portata dell’oltraggio:

«Le donne vogliono apparire vestite ed essere guardate svestite. I diritti delle donne sono doveri degli uomini. Con loro monologo volentieri, ma il dialogo con me stesso è più stimolante. La cosmetica è la scienza del cosmo della donna. La donna è coinvolta sessualmente in tutti gli affari della vita. A volte perfino nell’amore. Nulla è più insondabile della sua superficialità».

E potremmo proseguire ancora a lungo, ma preferiamo passare il testimone a chi venne prima di lui come Arthur Schopenhauer:

«Le donne sono sexus sequior, il secondo sesso, che da ogni punto di vista è inferiore al sesso maschile; perciò bisogna aver riguardi per la debolezza della donna, ma è oltremodo ridicolo attestare venerazione alle donne: essa ci abbassa ai loro stessi occhi. Quando le leggi concessero alle donne gli stessi diritti degli uomini, avrebbero anche dovuto munirle di un’intelligenza maschile. Le teste più dotate dell’intero sesso femminile non sono mai riuscite a creare un’unica opera effettivamente grande, genuina e originale nelle belle arti e, in generale, non sono mai state capaci di produrre una qualche opera di valore duraturo … Singole e parziali eccezioni non cambiano nulla».

Immagino che affermazioni come queste siano ben più gravi del tirarlo fuori e autocompiacersi con bizzarra convivialità di fronte a qualche signora, giusto? E allora che fare, castigare a ritroso tutti i traviati applicando le “nostre” categorie? Dare alle fiamme le loro testimonianze? Abbattiamo palazzi e cattedrali ove i datori di lavoro non abbiano fornito alle maestranze i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente? Avranno messo a disposizione i caschetti, o almeno elmi Montefortini, agli operai edili del Colosseo? Ma qui l’ardire revisionista porta a conseguenza ben più temerarie; perché sarebbe necessario andare a prendere per le orecchie anche i titani dell’ingegno umano. Pensiamo a Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti: come giudicare gli affettuosi rapporti che intrecciavano con i giovanissimi pupilli? Anche il loro genio ne uscirebbe in qualche modo contaminato? E se così fosse, non andrebbe forse censurato?

 

Il genio artistico produce esemplari, e li produce nel suo ambito; non produce princìpi. Kevin Spacey può essere un modello come attore senza essere un modello come uomo. Questo credo. E ritengo che la non coincidenza di moralità e realtà… sia condizione e premessa di ogni agire morale. Imbiancare il sepolcro della morale collettiva dopo aver seppellito il cadavere del peccatore e aver ballato sulle sue spoglie l’atroce danza della catarsi farisaica, è ciò che fa di noi una umanità di morti viventi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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