Sabato sera ho visto, con colpevole ritardo e in un cinema monosala, il candidato a 14 premi Oscar, poi vincitore di 6 statuette… «La La Land».     Benché inspiegabilmente sprovvisto di personaggi e tematiche gay, il prodotto è in apparenza ruffiano e programmatico. La lavorazione ha seguito quell’afflato nostalgico e new vintage che il marketing, in mancanza di idee inedite, impone all’intero scibile umano, ed ha eseguito uno spartito facilmente orecchiabile, ben diretto dalla musicalità registica del giovane Damien Chazelle. Il paradosso del film – ironico e tragico – è che rappresenta quasi compiutamente ciò che la sceneggiatura […]