È tutta questione di… scheletri nell’armadio.

Il mio professore di Antropologia Culturale, che ha introdotto l’Antropologia cognitiva in Italia, Gavino Musio, era solito ricordarci che gli atteggiamenti mentali (ossia le disposizioni culturali ad affrontare la realtà del mondo) sono assai lenti nel modificarsi e possono cambiare solo in un lasso di tempo che si aggira intorno ai quattrocento anni.

Allora, mettiamoci l’animo in pace, perché il Secondo Rinascimento Italiano deve ancora iniziare e questa volta deve partire dal basso, senza volermi riferire al basso dei grillini, che invece rappresentano il sottoterra culturale nel quale è sprofondata la nostra nazione.

Poco male lo stesso, perché abbiamo visto anche di peggio in questa Italia, anche se ora la Natura ci sta presentando uno dei tanti conti che prima o poi avremmo dovuto pagare: le conseguenze dello stupro continuo del territorio per il mantenimento dei voti. Eh, sì, carissimi, la storia, in questa nazione, resta sempre la stessa! Si tratta sempre della storia del potere che la politica clientelare-familistica italiana esercita su tutti i cittadini, ricordando loro in quale modo si trova lavoro, ossia come ci si sistema al di là di qualsiasi farsa concorsuale o curriculum per quanto prestigioso.

È inutile e persino ridicolo sentire affermare in televisione (anche se oramai da quel video esce di tutto di più…) che “mai più i condoni edilizi”, quando nessuno ha ovviamente il coraggio di abbattere palazzi, case, strade, muri e le leggi che regolano l’edilizia sono tali ormai, con buona pace di tutti, che non c’è più bisogno di condoni edilizi, tanto ognuno può  fare ciò che vuole.

Per esempio, se si volesse effettivamente risolvere la questione dell’alluvione a Genova bisognerebbe “esodare” gli abitanti di interi quartieri della città, perché il Bisagno è imprigionato all’interno di un alveo circondato da piani e piani di abitazioni, costruite nel tempo e senza nessuna attenzione al fiume sempre più limitato da un percorso obbligato e costretto.

Dal punto di vista mentale, questo atteggiamento è semplicemente megalomane e, al contempo, incosciente, perché si ritiene di poter fare con l’acqua quello che si vuole (dimenticando che questo elemento assume la forma del proprio contenitore, quando si trova allo stato liquido e solido e quando l’acqua è del fiume prima o poi si riprende i suoi spazi), senza considerare che ogni costruzione interviene, nel tempo, sul territorio.

Il tempo e il territorio sono facce della stessa medaglia, che si chiama esistenza! Eppure, insegnare queste cose, tanto a scuola quanto nei Comuni, oppure nelle Regioni a voto clientelare (in pratica, quasi tutta la Nazione Italia), è utopico, perché avremo sempre qualcuno in grado di studiare il dissesto idrogeologico e ricevere denaro come premio per l’intelligenza di tale studio, per altro, fine a se stesso.

In questa nazione andrebbero così lasciati a casa, senza lavoro, molti funzionari pubblici, molti politici, ma questo popolo italiano sembra davvero stanco e non abbiamo nessuno in politica che abbia davvero il coraggio di realizzare questo, perché gli armadi con scheletri sono molto diffusi ovunque.

Ecco perché, da antropologo, vi chiedo di non scoraggiarvi  se il cambiamento avverrà così lentamente da non essere percettibile per secoli, a meno che qualche metereologo non vada al governo, ma subito.

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