È tutta questione di… scienza utile.

Quando un corpo celeste, composto prevalentemente da ghiaccio, passa vicino al Sole siamo di fronte alla nascita di una Cometa. Il caldo del sole provoca la sublimazione del ghiaccio che, liberandosi, produce gas e polveri, con i quali si forma quella chioma lunghissima che segue la traiettoria del corpo indicandone una scia.

Abbiamo così descritto, scientificamente, che cosa è una Cometa, mentre rimane  ora da parlare del suo significato antropologico, ossia di come l’umanità, in alcuni periodi storici e in alcune geografie, reagisce di fronte alla visione di uno spettacolo simile. Si tratta, per altro, di reazioni che si possono vedere anche ai giorni nostri, nonostante si chiamino, tali reazioni, “ricerche scientifiche astrofisiche”. L’atteggiamento dell’Uomo non cambia, sebbene cambino i nomi con i quali viene descritto.

La sonda Rosetta, frutto del lavoro scientifico del Centro Europeo ESA, è atterrata da qualche giorno sulla Cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, un piccolo sasso che si trova a più di 500 milioni di chilometri dalla Terra, dopo una traiettoria lunga 10 anni che ha percorso 6 miliardi e mezzo di chilometri.

“Philae”, il modulo di atterraggio che sta ora raccogliendo dati  sulla Cometa, cercherà di scoprire alcune cose importanti, perché le comete sono i corpi più primitivi del nostro sistema solare, e hanno subito pochissime trasformazioni dall’origine della terra, ossia in 4.6 miliardi di anni. Inoltre, se vi si trovasse la presenza di qualche amminoacido si potrebbero formulare ipotesi interessanti sull’origine della vita.

Ho voluto raccontare con precisione questa vicenda, perché senza una comprensione chiara del motivo che spinge l’Ente Spaziale Europeo a condurre questo tipo di indagine, si rischia di non capire il motivo per cui mentre  in Africa si muore di fame, anche grazie all’Italia (partner dell’ESA) si cerca di scoprire  cosa accade al di sotto di circa 25 cm. di nucleo della Cometa.

Prima della conquista dello spazio da parte dell’Uomo, la Cometa era segno cosmico dal  significato nefasto, verso il quale si esercitavano stati onirici della mente, a volte persino alterati. Il problema resta, proprio perché il cosmo rappresenta, per l’essere umano, il luogo che meglio ospita il conosciuto e lo sconosciuto. Ciò che appare strano è la presenza di informazioni giornalistiche poco chiare nello spiegare i motivi delle Missioni nel Sistema Solare. Ora, sorge una domanda spontanea: “accanto ad azioni di divulgazione esistenziale e scientifica come questa, quali attività sociali e culturali possiamo sviluppare per lasciarci alimentare da una speranza di vita nel futuro”? In parole più essenziali: “Quali cambiamenti produce nella vita di ogni persona, la conoscenza dei risultati di questa ricerca rispetto al riconoscere la presenza del mistero del cosmo senza indagare sulle comete”?

Non cambia nulla nella nostra quotidianità e conquiste scientifiche come queste, quando raccontate in modo impreciso oppure parziale, allontanano dalle speranze nei riguardi del futuro e dal miglioramento della nostra vita se non cambiamo noi stessi le nostre cattive abitudini. Per esempio, noi sappiamo che l’origine della vita dipende dall’acqua, oltre che da altri fattori importanti, e le scoperte che questa missione potrebbe produrre dovrebbe farci ragionare sull’importanza che l’acqua assume per la vita sul pianeta.

Sembra, invece, di assistere a missioni che allontanano il cosmo dal nostro immaginario, mentre nei secoli passati erano i pastori erranti dell’Asia a domandarsi i perché del dolore e della gioia, osservando le stelle del cielo.

Ecco perché sarebbe auspicabile la presenza di una comunicazione scientifica che spiegasse chiaramente quanto queste ricerche possono aiutarci a cambiare molti atteggiamenti spregiudicati verso la Natura del nostro pianeta, come se fosse facile trovarne un altro simile su cui trasferirci, qualora finissimo per distruggerlo del tutto.

Altrimenti, queste ricerche sono solo il frutto di atti imperialistici cosmici, tanto per dimostrare che la ricerca sa andare avanti anche in Europa, senza la minima attenzione a spiegarne la motivazione antropologica, grazie alla quale potremmo migliorarci costantemente.

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