È tutta questione di… progettualità.

Lo sviluppo della nostra specie avviene attraverso linee diverse e secondo scansioni temporali precise, grazie alle quali alcune volte sembra che l’evoluzione abbia un andamento costante di miglioramento generale, altre volte siamo invece di fronte ad apparenti battute di arresto.

In entrambi i casi, la nostra mente rimane progettuale, ossia rivolta al desiderio di realizzare qualche cosa, che ancora non è presente, nelle azioni e nello stile della propria vita quotidiana.

Affinché la mente umana possa progettare un futuro, a proprio vantaggio, è necessario semplificare i dati che provengono dalla realtà, che sono in genere decisamente complessi. Questa semplificazione agevola nella persona la motivazione ad agire e ad accettare le sfide del mondo, con la forza di chi desidera fortemente raggiungere i risultati.

Quando la società nella quale si vive fa di tutto per nascondere possibili mete, oppure frappone, rispetto a queste continui ostacoli burocratici, fiscali, organizzativi, relazionali, e così via, la mente progettuale si annichilisce e  sviluppa una sottile, ma reale, sottomissione allo status quo.

Ecco perché i nostri giovani si trovano in difficoltà , messi di fronte ad opportunità che non si possono realizzare in tempi ragionevoli, perché inibiti da regole, distinguo, lacci e lacciuoli che penalizzano ogni semplificazione.

Quali soluzioni potrebbero esserci?

Sostanzialmente due: emigrare quando si è giovani o di mezza età, attendendo il tempo necessario perché questa classe dirigente esaurisca la propria inutilità; attivarsi quotidianamente per fare politica in prima persona, continuando a lottare per far valere le proprie idee e realizzando tenacemente i propri sogni.

Io parteggio per la seconda soluzione, all’interno della quale è comunque utile avere esperienze estere. E rimane, però, importante  saper investire nella propria terra, con tenacia e costanza, valori necessari per vedere l’oltre, che spesso è dietro l’angolo.

 

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