fare figliÈ tutta questione di… naturale Provvidenza.

Oggi parliamo di donne. E in particolare di mamme.

Se siamo d’accordo che la donna nella nostra specie svolge un ruolo educativo di primaria importanza (e detto “fuori dai denti”, la mamma, o a volte anche la nonna, risultano figure determinanti per lo sviluppo fisico, mentale e affettivo del bambino), possiamo chiederci come mai sempre più donne fanno figli in età più avanzata rispetto a qualche anno fa. Per intenderci, dai 30 anni in su.

Ora, come sempre succede, c’è un elemento che ha da sempre aiutato la nostra specie, nonostante questa continui a cercare di auto-distruggersi o comunque a farsi del male: la Natura, che vede e provvede con quanto è necessario per la sopravvivenza di questo eterno infante che è l’Uomo. Anche nel caso delle donne succede questo: da una ricerca emerge che le donne che danno alla luce il loro primo figlio dopo i trent’anni corrono un rischio più basso di cancro ovarico, rispetto a quelle che danno alla luce il loro primo figlio prima di questa età.

La ricerca ha monitorato circa 1.700 donne che vivono a Los Angeles, che hanno avuto il cancro ovarico, confrontandole a circa 2.380 donne che vivono nella stessa zona, ma che non hanno avuto tale patologia. In sostanza, i dati raccolti evidenziano che affrontando la maternità con l’aumento dell’età di 5 anni diminuisce il rischio di cancro ovarico del 16%. Così, per esempio, le donne che hanno dato alla luce il loro primo figlio dopo i 35 anni, presentano una diminuzione del 46% del rischio di cancro ovarico, rispetto alle donne che hanno dato alla luce il loro primo figlio quando avevano meno di 20 anni.

Vi sono ovviamente anche altri fattori comportamentali che la ricerca ha considerato poiché possono giocare sull’insorgenza di questa patologia, come ad esempio, il numero dei figli avuti e l’uso di anticoncezionali assunti oralmente. In effetti, precedenti studi avevano dimostrato che le donne con un maggior numero di figli presentavano un minor rischio di cancro ovarico, e questo potrebbe essere causato dal minore numero di ovulazioni in grado di danneggiare il rivestimento delle ovaie. Un danno che richiede una riparazione frequente da parte dell’organismo, e che aumenta forse il rischio che avvengano modifiche cellulari non sempre positive.

Dal punto di vista dell’Antropologia della mente, questa scoperta potrebbe, per esempio, spiegare uno dei motivi per cui la scelta di fare dei figli in tarda età non sia soltanto una questione economico-sociale, legata al mantenimento della prole, ma sia anche una soluzione biologico-evolutiva per limitare l’insorgenza del cancro nelle donne.

Come scritto più sopra, in nome del ruolo evolutivo svolto dalle donne all’interno della nostra specie, possiamo e dobbiamo garantire loro una buona salute e farle arrivare ad esercitare anche il ruolo di nonne. È un imperativo al quale sta rispondendo la Natura, visto che la società occidentale, ma non solo, non se ne sta occupando, o lo fa solo in modo molto limitato.

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