battesimoÈ tutta questione di… benessere.

Questa volta affronto, seppur brevemente, un tema che è interessante evidenziare e a questo scopo, dobbiamo partire dalla definizione che troviamo su wikipedia di questa pratica, relativamente presente nella nostra nazione. Scelgo wikipedia per comodità, mentre è possibile trovare ulteriori siti che spiegano diffusamente le motivazioni e i risultati di questa “necessità”, per alcuni cittadini del mondo.

La prima considerazione è che, in effetti, con tutti i problemi sociali, culturali, esistenziali ed economici che attraversano il mondo, decidere di farsi sbattezzare, da parte di coloro che non si sentono cristiani, non si comportano come tali, né intendono essere praticanti, è espressione di esclusivo benessere economico, intellettuale e sociale. Per tutti coloro che devono affrontare i temi di questa globalizzazione, con tutti i problemi che essa propone a tutti noi, dichiarare formalmente di non voler essere più computati tra le file della cristianità cattolica è espressione ridicola e risibile di menti che hanno molto tempo per pensare alle cose inutili.

A giustificazione, si può fare ricorso a tutte le ragioni più laiche possibili per dimostrare la secolarizzazione della Chiesa cattolica, creando così nuove occasioni per discutere, ancora una volta, su un atto formale che diventa sostanza solo se si traduce in comportamento. Non serve a nulla, nella storia teologica che ognuno di noi vive in questa vita, con qualsiasi dio di riferimento, appartenere formalmente a qualche cosa, se il comportamento nega questa appartenenza. Eppure, e non è una novità che la discrepanza fra l’appartenere e l’essere nelle azioni è una prerogativa di questa globale società mondiale. Essa diventa l’occasione per annunciare al mondo che il messaggio evangelico, nella sua dimensione umana, non è utile al miglioramento del mondo, soprattutto per quanto concerne le relazioni umane.

La seconda ed ultima considerazione, riguarda proprio l’inutilità di questo atto: coloro che da battezzati non si sentono parte della comunità cristiana e cattolica, continueranno a sentirsi estranei anche dopo questo atto formale. Quando ci si presenta a qualcuno, nel darsi la mano, si dichiara il proprio nome e cognome, senza esplicitare le preferenze sessuali e religiose, che non vanno a modificare il livello di civismo che si dovrebbe avere con le persone.

Ecco perché trovo questa pratica la mera e inutile espressione delle solite discussioni fra coloro che credono e non credono, professano o non professano. É inutile dichiarare al mondo queste intenzioni di comportamento, mentre sarebbe importante dichiarare con le azioni, tanto per i cristiani, quanto per i cattolici o per appartenenti ad altre religioni e non esclusi gli atei, che l’unico vero imperativo morale universale è l’amore fraterno.

E può esistere anche senza un dio, se alcuni lo preferiscono meno completo.

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