notaÈ tutta questione di… prospettiva.

Si tratta di una scoperta importante, anche se a prima vista può non essere percepita come tale.

In realtà, sapere che l’attribuzione di significato, ossia di senso, alle cose che ci circondano, oppure a quello che facciamo, come ascoltare musica, attiva gli stessi recettori che agiscono in presenza di un allucinogeno come LSD, ci permette di comprendere perché la nostra specie, a volte, confonde la realtà con l’immaginazione. Per il nostro cervello, e dunque per la nostra mente, il significato delle cose è prodotto dagli stessi recettori chimici che si legano al tono dell’umore quando assumiamo droga, con la conseguenza che ognuno di noi attribuisce significato per se stesso ad un ambiente, con gli stessi processi chimici che intervengono in uno stato di coscienza alterato.

Si tratta così di una confusione decisamente utile ai media, perché è possibile indurre la sensazione di benessere e significatività in persone che reagiscono positivamente di fronte alla musica preferita, anche se le cose in realtà non stanno in questo modo. In altri termini ancora, nonostante si possa vivere in condizioni pietose, l’ascolto della musica preferita può far percepire la propria miseria come meno significativa, poiché induce uno stato alterato di realtà.

Se questo è vero, come sembra affermare la ricerca, significa anche che con la musica è possibile indurre dipendenza, sottomissione. E penso alla pubblicità, alle slot machine, e a tutte quelle canzoni che i nostri adolescenti ascoltano. Con questo non voglio certamente dire che la musica fa male, ma sottolineare che la musica può influire sulla nostra mente al punto tale da alterare nella persona la sua funzione di attribuzione di senso. Sarà forse il caso, secondo questa prospettiva, educare a possedere un significativo stile di vita a prescindere dal significato che riusciamo ad attribuire alle cose che ci accadono quando ascoltiamo la nostra canzone preferita.

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