1È tutta questione di… serietà culturale.

Certo che a leggere questa notizia non era possibile che trovassi un titolo più azzeccato di questo.

L’ONU dovrebbe servire gli interessi di tutti i suoi aderenti, e, in nome delle singole reti che ognuno di essi possiede, la sua pretesa è quella di influire, si spera e si pensa positivamente, sulla qualità della vita dell’umanità intera. Ma quando si leggono simili notizie, confesso che ho qualche dubbio, anche serio, su questa istituzione mondiale.

Inoltre, al di là del metro di giudizio con il quale si stabilisce il concetto base di felicità, con un numero relativo a qualche cosa di assoluto (e che mi sfugge, ovviamente…), l’idea stessa di poter misurare un tratto dell’identità umana, e non uno stato, è scientificamente irrealizzabile, per non dire inutile e pretestuosa.

Esiste una materia che si chiama Psicologia della felicità, grazie alla quale si assiste al tentativo di individuare quei sintomi ambientali e personali che possono favorire una positiva adesione a ciò che possiamo definire tratto emozionale positivo, con una adeguata azione cognitiva della mente che vive questa dimensione. Una dimensione mentale, a volte anche comportamentale, che non è mai definitiva, ma dinamicamente correlata agli eventi interni ed esterni che una persona vive.

Sulla base di queste considerazioni, scientifiche, l’iniziativa Onu è espressione di una vera e propri imbecillità e la cosa, purtroppo, non mi sconvolge più di tanto, specialmente di questi tempi.

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