È tutta questione di… vacuità.

A volte le parole si sprecano. Si utilizzano per comunicare e purtroppo anche per formulare calunnie.

Parlare male del prossimo è una pessima abitudine, ma finché si tratta di commenti da bar, come si suole dire, oppure chiacchiere da parrucchiere, il rischio è una lite tra coniugi o tra amiche di quartiere. Gente comune, senza nessuna pretesa di farsi pubblicità. Tutto inizia lì, e tutti finisce lì, il più delle volte.

Eppure, quando definiamo e giudichiamo il prossimo, e questo anche in ambiti privati o familiari, la scelta delle parole è importante. Diventa importantissimo se parliamo pubblicamente, soprattutto nei Social. Rendere reale un pensiero e raccontare bugie per screditare qualcuno è addirittura un reato. Senza parlare del “reato esistenziale” che viene a configurasi, ancora più pavido e vigliacco.

Non ho mai capito il gusto che si può provare a fare una cosa del genere. Sono educato e fiducioso verso il prossimo, e quindi non riesco ad immaginare cosa si provi ad assumere la posizione di “lurido calunniatore”. Ma, in quest’epoca storica, l’anonimato ripercorre la funzione della maschera che il grande Oscar Wilde aveva perfettamente sintetizzato così: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e dirà la verità”.

Ecco che, allora, la calunnia è una visione del mondo, una visione secondo la quale si può dire tutto di tutti, a tutti, senza porsi la minima domanda sulla conseguenza delle proprie parole. E, in effetti, viviamo in un mondo dove sembra che nessuno pensi alle conseguenze di quello che dice, e tanto meno di quello che fa. E c’è un motivo, secondo me: la percezione generale di potersi permettere qualsiasi cosa, perché nessuno possiede più regole interiorizzate di vita comune, e i media, come la politica, non conoscono pudore né vergogna. Pudore, vergogna, e direi anche imbarazzo, che alimentano azioni e pensieri impuniti anche dalle istituzioni che dovrebbero tutelare la privacy.

La disperazione di questo ragazzo testimonia quanto sia grave la situazione, e in questo la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha tutta la mia solidarietà.

E mi chiedo ancora, nonostante abbia più sopra spiegato le motivazioni antropologico-mentali, come si possa compiere un’azione di questa portata e come la si possa definire “scherzo”.

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