vacanze_È tutta questione di… imitazione.

Bene, la situazione è questa e qualche mia considerazione in proposito è opportuna, specialmente in riferimento al tipo di mentalità che sottende una simile concezione di vacanza.

Dal punto di vista neurocognitivo è bene chiarire che il nostro corpo, indipendentemente dalla stagione e dal lavoro che svolgiamo (anche se faccio riferimento a coloro che lavorano sul serio, e sono molti in Italia, nonostante il nostro Parlamento…), è sempre a scadenza, ossia necessita di staccare la spina ogni tanto.

Il nostro corpo e la nostra mente vanno in sofferenza. Risentono entrambi gli stimoli dolorosi che ricevono da tutti i fronti. E i fronti sono quotidiani e tanti, forse troppi, in questi ultimi tempi.

E la difficoltà più grande, che non lascia tranquilli nessuno di noi, anche i cosiddetti ricchi, è di capire se tutto questo, tutto il dolore e la sofferenza che ci vengono addosso, anche nostro malgrado, servono a qualche cosa ed hanno quindi una loro intrinseca finalità positiva.

Sono molte le situazioni in cui le nostre azioni possono apparire anche a noi stessi, goffe e prive di senso, e ci chiediamo in molti cosa sia necessario per vivere meglio, e cosa sia utile fare e pensare per soddisfare le nostre esigenze.

Agire secondo un’etica condivisa procura benessere alla mente, mentre si crea confusione quando assistiamo ad un’etica frantumata, quasi sgretolata nelle vite di coloro, per esempio, che dovrebbero rappresentarci. Siano essi politici che uomini pubblici, non importa. La mente considera queste persone come punti di riferimento, anche quando sceglie di non prenderli come esempio, positivo. Il solo fatto di dover decidere se considerarli positivamente o meno porta ad un dispendio di energia ed un aumento del sentimento di impotenza verso le proprie scelte. E si crea così, senza volerlo e saperlo, una confusione esistenziale. Forte, netta e prepotente, anche se spesso inconsapevole.

E così facendo, spostiamo l’attenzione all’esterno di noi, dimenticando i principi fondamentali del nostro agire. Ci scordiamo della nostra integrità, della nostra umanità. Non ci resta allora, che indebitarci per credere che una vacanza risolva le cose. Le insoddisfazioni quotidiane, il divario che percepiamo fra i nostri sogni e la realtà di furbetti che guadagnano sulle nostre spalle, dai conduttori TV, i calciatori, i ministri senza laurea, i sindacalisti opportunisti, e così via accrescono il nostro disagio esistenziale.

Siamo diventati una generazione di Grand’Hotel di facciata, mentre nella nostra interiorità viviamo le emozioni da brandina senza materasso.

Vacanze da urlo in finanziaria perché restare a casa non è cool.

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