PD e CalendaÈ tutta questione di… vacuità.

La notizia di queste ultime ore è che il PD ha avuto una idea. L’uso dell’articolo indeterminativo nella sua forma estesa una, anziché nella forma elisa un’,non è casuale, dal momento che il PD non partoriva una singola idea da un bel po’ di tempo.

E l’idea è quella, manifestata da Orfini, di aderire al manifesto europeista di Calenda.

Mi chiedo se si tratti di una idea di sinistra, e penso proprio di poter rispondere con un “no”, dato che neppure l’iniziativa di Calenda è definibile, propriamente, di sinistra. Come ha affermato l’ex Premier Gentiloni in un suo tweet, l’ex ministro dello Sviluppo Economico (la sequela degli “ex” si spreca in politica, come nella vita quotidiana…) intende riunire, attorno ad un unico manifesto, tutti i “democratici ed europeisti” per percorrere “una strada giusta per fermare il nazionalpopulismo”. Tradotto in soldoni, il minimo comun denominatore che i sottoscrittori del manifesto debbono avere è il progetto di eliminare dal territorio europeo la forza politica volgarmente chiamata “sovranismo”, ovvero tutti coloro che, pur riconoscendo un ruolo all’Europa, non intendono abdicare alla tutela dei particolarismi nazionali degli Stati che quell’Europa compongono.

Dunque, non si tratta di un movimento che persegue un’idea di sinistra, ma soltanto una idea anti-qualcuno. Ed è interessante che venga confermato l’antico metodo di questa compagine politica, perché sempre anti qualcosa sono stati. Una volta vi era Berlusconi (ammesso che sia mai stato vero, e non sia stata una farsa storica prolungata sino al Nazzareno…), ed ora il “populismo”. Come rammenta un detto tradizionale, “chi prima arriva bene alloggia” e, per quanto il porsi semplicemente “contro” non sia appunto una pensata granché originale, bisogna dare atto che Calenda ha avuto per primo questa genialata a livello europeo.

Eh sì, perché in ambito interno, la stessa idea l’aveva avuta il candidato Governatore della Regione Abruzzo per la sinistra Giovanni Legnini il quale, pur non vincendo, ha comunque riportato un risultato significativo: dopo la debacle sinistrorsa del 4 marzo scorso, chi avrebbe immaginato che il centrosinistra potesse ottenere il  31,34% delle preferenze in Abruzzo? Il metodo Legnini ha funzionato, perché chiamando a raccolta una serie di forze “contro” ha ottenuto quella percentuale alla quale il PD ha contribuito soltanto (ripeto, soltanto…) con un 11,15%. Dunque, il Teorema Legnini dimostra che il PD ha una chance esistenziale, soltanto salendo sul carro di una coalizione genericamente di centro sinistra e che non spenda unicamente la sigla “PD”.

Insomma, PD è diventato un nome da tenere defilato, di cui vergognarsi… in effetti. E poiché il metodo Abruzzo ha pagato, perché non riproporlo a livello europeo? Questo dev’essersi domandato Orfini, prima di assumere l’unica decisione utile alla persistenza dello zombie PD che, nella scelta dei candidati alle primarie, rivela tutta la sua insondabile e non misurabile fragilità. Aderire alla sigla forte Siamo Europei ed abdicare a quella debole PD: questa la scelta del Presidente del PD.

Non si chiama politica, ma sopravvivenza. Di sinistra? No. Giustificabile? Nemmeno. Disperata? Senza ombra di dubbio. I renziani, naturalmente e di stretta osservanza non condividono.

Ma, si sa, i renziani non sono semplicemente contro il sovranismo. Sono contro e basta.

Anzi, sono solo basta.

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