immigrazioneÈ tutta questione di… inciviltà.

Partiamo da questa notizia.

È necessario parlarne, perché si sta appropinquando l’estate. E, come tutte le estati, anche in quella che ci attende, post zio Covid-19, il problema si pone, soprattutto in presenza di una Europa sempre più sorda. Da quello che si vede e si ascolta, solo Papa Francesco continua a ricordarci l’emergenza emigrazione nel Mediterraneo.

E, come sappiamo tutti, se vogliamo davvero essere onesti con noi stessi, la questione emigrazione è sempre legata a povertà, distruzione e guerre. A vantaggio dei soliti noti. Si tratta di un problema mondiale, che le diverse nazioni si trovano a dover affrontare, più o meno intensamente. Ma, il problema emigrazione riguarda tutti, senza esclusione di alcuno, proprio perché è un problema di natura economica e globale.

Ora deve ripartire l’economia in tutto il mondo, e mi sembra che sia il momento opportuno per riflettere con maggiore attenzione su uno sviluppo il più diffuso possibile, con particolare riferimento a quelle zone del mondo che si trovano in arretratezza antropologica, ossia in sofferenza rispetto al raggiungimento di una minima dignità umana. Ma, sempre sulla base di un universale prerequisito biologico, ossia il diritto a scegliere una propria qualità di vita, all’interno di una serie di opzioni accessibili a tutti.

Bene, questo è il principio generale, almeno secondo la mia opinione.

Ma questo principio dovrebbe essere garantito anche a coloro che vengono accolti in qualsiasi nazione occidentale. Ho invece l’impressione che si creino situazioni in cui le forme di accoglienza si trasformano in veri e propri abbandoni sui diversi territori nazionali, senza nessun reale processo di integrazione e quindi di utilità per entrambi gli ospiti.

L’accoglienza vera è sempre occasione di apprendimento, per chi accoglie e per chi è accolto.

Certo, se i grandi poteri del mondo non comprenderanno che ogni azione umana è intrinsecamente precaria e provvisoria, ho l’impressione che dovranno succedersi parecchie ed ulteriori pandemie prima di riuscire a sviluppare una coscienza decisamente globocentrica.

Bisognerebbe far ripartire l’economia, ma forse un altro tipo di economia, con un altro modello di riferimento che non sia la sfrenata corsa ad uno sviluppo che tenga esclusivamente conto di un ritorno economico spropositato, a vantaggio dei soliti pochi. Bisognerebbe far circolare il denaro in maniera più equa. E forse sarebbe necessario che le persone entrassero nell’ottica di guadagnare un poco di meno, e mi riferisco ovviamente a coloro che possiamo definire super ricchi a vantaggio dei super poveri. Ma so, nel momento stesso in cui scrivo queste cose, che verrò giudicato un banale e ingenuo antropologo della mente. Non importa, le scrivo lo stesso e ne sono sempre più convinto.

Continuo a credere che sia necessario alimentare e sviluppare questo atteggiamento mentale, altrimenti sarà davvero difficile garantire un futuro ai nostri figli, persino a quelli che decidono di emigrare in altri Paesi occidentali.

Non parliamo quindi di coloro che continueranno a rimanere in povertà e cercheranno di raggiungere qualsiasi possibile costa, con l’ausilio, ovviamente, di tutti coloro che commerciano sulla loro disperazione.

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