download

 

Questo blog racconta dei crolli figurativi della scuola italiana.

Cadute di stile, rovine metaforiche e franamenti culturali. Non dei cedimenti degli edifici, non della furia cieca di un terremoto, non dei capricci del sottosuolo. In queste ore, tacere il più possibile è un obbligo morale: degli avvenimenti non dipendenti dalla volontà umana, ben si sa, è quasi inutile parlare. Non è un aforisma di Wittgenstein ma un moto naturale della coscienza. Quello che ti blocca la mano sulla tastiera. La colpa è solo della Τύχη: una forza impersonale mossa dal destino: inattesa, imponderabile, imprevedibile.

Raccontare della scuola di Amatrice e del fatto che sia stata lesionata per metà, però, è un imperativo assoluto in quanto evento che potrebbe essere dipeso dall’uomo. Una scossa così forte da buttare giù un edificio ristrutturato con 700 mila euro? Forse. La notizia giornalistica sarebbe rappresentata dal fatto che quella scuola fosse nuova e che quella ricostruzione pare fosse finalizzata ad un adeguamento antisismico. Scrivere, tuttavia, non è scavare nelle macerie. È più facile e alla fine le parole escono sempre. Soprattutto nel dolore. Le persone, dalle rovine, non è detto che escano.

La “Romolo Capranica” di Amatrice non esiste più. Se ne occuperà un’inchiesta della magistratura. Polverizzata di notte, per la dea fortuna. Quando dentro non ci sono cartelle, zainetti e gessi stridenti. Quando non ci sono bambini.

L’unica grazia della Τύχη dentro una tragedia: se fossero state le 10,23 di un 13 Aprile qualunque, staremmo scrivendo d’altro. Sì, persino di peggio di quel che già succede.

Dimezzata come il visconte di Calvino. Come Amatrice. Era una scuola considerata antisismica. Ristrutturata per mezzo dei fondi post sisma del 2009 ed inaugurata nel 2012. Diventa facile immaginarsi, così, le prove di sicurezza che avranno svolto le classi materne, medie ed elementari ospitate dall’istituto: “Chi fa l’apri-fila?” avrà chiesto qualche Prof. Il più sicuro di se si sarà precipitato davanti la cattedra: “Io Professore.” Alunno apri-fila, alunno serra-fila, alunno riserva. C’è un foglio con dei nomi accostati a questi ruoli dietro la porta, di solito.

Succede in ogni classe d’Italia. Usualmente suona un allarme o una campanella. Qualche preside preferisce dare il preavviso, altri no. Sono prove e di solito restano tali. Tranne quando la Τύχη decide di palesarsi nella sua versione drammatica. Se una scuola definita antisismica si spezza a metà, tuttavia, il fato sembrerebbe uscire di scena.

Sono le 3,36 di un Mercoledì 24 Agosto. Non ci sono bambini nella “Romolo Capranica.”

La Τύχη, il destino, è dietro il palcoscenico. Sta facendo tremare tutto.

Dice che non pensava di devastare anche gli edifici considerati sicuri.

Di solito non ci riesce.

Giura che non è colpa sua.

Tag: , , , ,