Il destino, qualcuno direbbe la provvidenza, ha voluto che le diciotto pagine di Benedetto XVI sul “collasso morale” della Chiesa cattolica e sull’assenza di Dio nell’Occidente desacralizzato e relativista, arrivassero in prossimità dell’incendio divampato a Notre Dame. Sono entrambi segni dei tempi. Sullo sfondo di quanto accaduto alla cattedrale parigina – come sottolineato su IlGiornale.it – c’è pure un po’di ipocrisia.

Il Vecchio Continente piange adesso sulle ceneri, dopo aver abbandonato i simboli della cristianità a se stessi. Vedremo se emergeranno cause diverse da quelle segnalate sino a questo momento. Certo che, tra le immagini pubblicate sui social, le notizie di quanto accaduto che rimbalzano senza sosta e il dibattito pubblico di queste ore, lo scenario francese rischia di trasformarsi, almeno negli animi delle persone sensibili al tema, in una sorta di allegoria di quello che Oswald Spengler ha chiamato il “tramonto dell’Occidente”.

Notre Dame, nell’analisi di tanti commentatori, sembrerebbe già essere stata derubricata a località turistica andata in frantumi. Come se la simbologia di quella cattedrale potesse essere ridotta a un ricordo prodotto per mezzo di una macchinetta fotografica usa e getta. Nella modernità, tutto è turistico. Quanto accaduto a un luogo paradigmatico dell’Europa cristiano – cattolica rischia, così, di essere depotenziato, pure per via di una certa narrativa, che ha un’oggettiva difficoltà a parlare di crisi della civiltà occidentale. Anzi, per cui è proprio impossibile parlare di “civiltà occidentale”. Perché crollando Notre Dame – concorderanno in molti – è venuto meno un pezzo di umanesimo integrale, un’armatura culturale, del nostro continente. E questo davvero nessuno lo dovrebbe negare.

Sarebbe inutile, adesso, citare i moniti di Michel Houellebecq o del cardinal Robert Sarah. Li conoscerete a memoria. Saprete pure, frequentando questo blog, cosa pensa Benedetto XVI del futuro della Chiesa cattolica e dell’Europa senza Dio e senza riferimenti morali. Le macerie di Notre Dame, tristemente, certificano che un Occidente, per quanto ammaccato, esiste ancora. Il dolore e lo sgomento di tanti fanno registrare un altro dato: il Vecchio continente e le sue meraviglie non sono solo sfondi per il Pc o foto di copertina per i social network. C’è una civiltà da difendere. In giro c’è chi lo evidenzia e chi quasi non riesce a parlarne. Quelli che lo fanno alla maniera del pensiero debole, riferendosi a un “bene artistico” o facendo riferimento – solo loro sanno qual è il collegamento – con il dramma vissuto dai migranti. Tra questi ultimi, ci sono quelli che alla nostra civiltà, in fin dei conti e nonostante le macerie, non ci hanno mai creduto.

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