Un paio di lustri fa andava di moda il  bookcrossing: quella pratica virtuosa e solidale di lasciare in un posto pubblico un libro appena letto. Con la speranza che il libro medesimo venisse raccolto e letto da qualche passante incuriosito. Un modo – si diceva allora – di veicolare cultura, idee forti. Un modo di trasmettere saggezza e valori. Purtroppo questa moda (come tutte le mode) ha perso lo smalto della novità e si è persa nel dimenticatoio collettivo. D’altronde, anche se oggi qualcuno la riproponesse sarebbe solo un gesto isolato che non porterebbe molto lontano. Al massimo farebbe la fortuna (e piccola felicità) di un singolo lettore.

Si è tentato di tutto per incentivare la pratica della lettura. Si è anche istituita una “giornata mondiale della lettura” che quest’anno cade il prossimo 23 aprile. Da noi, sull’esempio francese, è stato anche messo in piedi un Centro nazionale del libro che ha proprio lo scopo di pensare e organizzare politiche di diffusione della lettura e della promozione del libro.

Però sia il volontariato individuale e privato (bookcrossing) che il patrocinio pubblico (Centro del libro) non hanno portato grossi risultati. Ed è così che secondo gli ultimi dati sulla lettura forniti dall’Istat si scopre che il popolo dei lettori è sceso nel 2013 dal 46 al 43%.

Ovvio che ognuno può trovare i “colpevoli” di questa decadenza culturale in tanti anelli della catena sociale: dalla scuola all’editoria, passando ovviamente per la crisi economica. Ognuno, probabilmente, ha le sue colpe ma nessuno è davvero responsabile. E’ un trend, come dicono gli inglesi. Certo non virtuoso, ma a dir poco drammatico nella sua inesorabilità.

Ecco che allora qualcuno si fa avanti per proporre soluzioni mutuate da altri campi dove hanno avuto successo o che quanto meno si sono radicate al punto di divenire, col tempo, abitudini e tradizioni. Si pensi ad esempio alla tradizione del “caffè pagato”. Abitudine consolidata a Napoli e non solo. Il cliente al bar non si limita a pagare alla cassa il caffè che ha appena bevuto. Ne paga due. Uno, quindi, rimane pagato a disposizione di chi non ha la forza economica di poterselo permettere. Questa, come tutti sanno, è una tradizione  napoletana che si fonda sul principio di essere rispettata da tutti: dai baristi, ai clienti facoltosi fino ovviamente ai destinatari del generoso gesto.

Ora si vuole mutuare questa abitudine sostituendo il libro al caffè. L’iniziativa è partita dalla provincia di Salerno. E precisamente da Polla. Qui il libraio Michele Gentile ha avuto l’idea del libro “sospeso”. Chiunque può entrare nella sua libreria e affiancare a un acquisto un volume da lasciare in custodia al libraio.  Ovviamente siamo solo all’inizio. Quindi è presto per valutare l’efficacia dell’iniziativa. Si può solo aggiungere che l’esempio è stato seguito anche da una libreria milanese e sui social già gira l’hashtag #librosospeso.

Per sabato 12 aprile, poi, è attesa un’iniziativa che si iscrive nello stesso binario. Nata due anni fa grazie all’impegno dell’associazione Libreriamo (che cura l’omonimo sito dedicato alla lettura), il Booksgiving day offre l’opportunità di regalare libri a chi è in difficoltà, ai degenti degli ospedali, agli ospiti di orfanotrofi e carceri.  Partecipare a questa campagna sociale è semplice: basta avere un libro nuovo o usato, da regalare a qualcuno in particolare o da portare personalmente nelle sale d’attesa di ospedali o in strutture come orfanotrofi e carceri e fotografare il libro con un’apposita dedica. La foto andrà poi postata sulla pagina Facebook e sul profilo Twitter di “Libreriamo” con l’hashtag #booksgivingday.


            
         
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