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Tra comizi, agitazioni e ospitate in tv, continua la crescita di consensi da parte di Matteo Salvini. Una crescita accompagnata spesso dal timore e dall’incapacità, da parte dei principali rivali, di comprendere il motivo di un consenso basato soprattutto su temi lasciati liberi dalle altre formazioni politiche.

Non si tratta solo dell’euroscetticismo, di cui il Carroccio è diventato ormai il principale esponente, ma anche del problema dell’immigrazione clandestina, dei campi rom, della sicurezza e dei rapporti con il resto del mondo. Soprattutto per quanto riguarda il tema dell’immigrazione clandestina e della dislocazione sul territorio nazionale dei profughi, la Lega Nord sembra ormai l’unica voce critica rimasta in campo, con una sinistra di governo dall’atteggiamento ambiguo, un centrodestra completamente spaccato e un Movimento Cinque Stelle che pare sempre più impegnato a decodificare le rime di Fedez o J-Ax per impostare la propria ideologia politica. Equivoco è pure l’atteggiamento di una parte di sinistra, quella esterna al circolo renziano, che rimprovera a Salvini di cavalcare le paure degli italiani, o peggio di creare dei mostri, per incrementare il proprio consenso.
Una logica deterministica fin nel midollo, pure risibile nei contenuti. E’ anche divertente immaginarsi il leader del Carroccio davanti ad un calderone intento a creare pozioni magiche da spargere sull’elettorato italico, così come è altrettanto divertente il pensare che un soggetto politico condizioni l’elettorato in modo da farsi votare, invece di concludere che probabilmente il segretario leghista parla di questioni di cui gli italiani vogliono sentir discutere, e che restano tremendamente scoperte dall’offerta politica delle altre forze.

E’ come quando si imputava (al mostro in felpa, ovviamente) di foraggiare una guerra tra poveri nel criticare i meccanismi di inserimento nel mercato del lavoro di tutta la manodopera extracomunitaria che si ritrova a svernare nel belpaese. E’ un quotidiano confondere la causa con l’effetto, con la colpevolezza identificata non tanto nella mala amministrazione del fenomeno migratorio, nelle politiche di accoglienza o nella gestione del sistema dei campi rom, quanto in quella fascia di popolazione, spesso pure di livello medio basso, che questo degrado vive quotidianamente e che avrebbe pure la pretesa, pensate un po’, di lamentarsi. Persiste in queste analisi la logica di un elettorato-pollaio, strumentalizzato dal demone in camicia verde o nera di turno, che cavalca paure inesistenti e impedisce alla wannabe-sinistra al sapore di globalizzazione di veder trionfare il proprio verbo ecumenico di Accoglienza e Tolleranza.

La verità è che la quotidianità a contatto con l’immigrazione senza freno, con l’abbandono della politica e la non presenza dello stato nelle periferie è pure molto, molto più forte dei toni che Salvini usa per raccontarla. E molto più forte è pure quel malcontento che in parte la Lega oggi raccoglie. Demonizzare Salvini, parlare delle sue battaglie come se non fossero reali, voltare la faccia dall’altra parte rispetto ai problemi del quotidiano di moltissime persone significa semplicemente aiutare il Carroccio a crescere giorno per giorno, sull’esempio della Le Pen, e pure oltre.

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