Che due palle la civiltà degli Oscar, questo raduno di star e starlette capaci ormai solamente di rilanciare un cinema stantio, completamente organico, incapace di una vera critica sociale che non si manifesti in una lode all’immigrazione senza fine, alla open society dove a beneficiare sono sempre e solo i ricchi e gli speculatori, mai il popolo che della globalizzazione ne ha già piene le scatole.

Che noia questa civiltà di anime belle, totalmente avulse dalla realtà circostante, da un elettorato anche americano che non ne può più dei loro falsi sorrisi, di questa idea messianica di società mondialista senza freni. Che barba questi film falsamente impegnati, questo continuo musical dell’anima a suon di frasi fatte e sparate da libro cuore, che schifo questa commistione tra libertarismo benestante d’accatto, diritti civili e battaglie di retroguardia.

Che vergogna i liberal di casa nostra, tarati ormai totalmente sulla cultura del consumo e della goduria promanata da questi centri o da qualche attico dell’east coast americana, che nel riconoscimento derivato da qualche Nobel o Oscar continuano a vedere la summa del successo e non l’ennesimo mezzuccio politico per far contenti i benemeriti del politicamente corretto e dei suoi esiti politici geopolitici.

Che prevedibilità questa platea di anti-trumpiani e anti democratici d’accatto, che squallore vedere la Meryl Streep di turno diventare la copia postmoderna e clintoniana di Maria Antonietta. Se non hanno il pane dategli un film sui migranti, e castigateli per la loro chiusura mentale.

Che stanchezza questi pipponi politicamente corretti, questa diretta mondiale a colpi di selfie degli auspici e dei passatempi di una upper class sempre più parassitaria ed anticulturale, capace solo di rimestarsi nel brodo del già detto e dello scontato. Che tragedia questa cultura incapace di vera critica, di vero anticonformismo.

Hollywood, col suo messale in diretta globale è diventata la Versailles dei nostri tempi, un passatempo per ricchi e per sistemati, con il solito stuolo di cortigiani alla propria portata, pronto a rilanciare dichiarazioni d’intenti di una minoranza fortunata della crema della società.

Tenetevi Meryl Streep e le vostre lodi sui migranti, ché io a voi preferisco Renato Pozzetto.

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