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I social network stanno avendo un successo pazzesco in tutti i rami della quotidianità, dall’intrattenimento alla politica, dai rapporti umani fino al lavoro. Proprio all’impiego e al business dedico l’intervista di oggi, andando ad affrontare le fortune che LinkedIn sta vivendo anche nel mercato italiano. Per capire come funziona LinkedIn e i motivi del suo successo ho interpellato Ale Agostini, uno dei più grandi esperti di google e di web marketing presenti in Italia. Imprenditore e partner di Bruce Clay Europe, scrive per Hoepli ed è formatore di digital marketing, nonché relatore in diversi eventi internazionali di tecnologia tra cui TEDx.

1) dott. Agostini, l’Italia è il sesto paese al mondo per numero di utenti LinkedIn, ci spiega i motivi della crescita esponenziale di questo social e il suo ruolo nel futuro del mercato del lavoro?

Linkedin sta al manager e al professionista come Tripadvisor sta ai ristoranti, bisogna esserci e presidiarlo bene. Solo in Italia circa 10 milioni di professionisti mettono in bella mostra i loro punti di forza per orientare la scelta e la reputazione personale nel mercato del lavoro e in quello della lead generation. Ogni manager sa che il lavoro che fa oggi cambierà radicalmente fra 5 anni, quindi serve un branding personale. Le aziende promuovono se stesse da sempre, perché non dovrebbe farlo anche il singolo manager o neolaureato? Magari partendo presto e affidandosi a professionisti del mezzo.

2) come funziona LinkedIn e quali sono i tre principali accorgimenti che un nuovo utente, a suo avviso, deve tenere a mente in fase di creazione del proprio profilo?

Ho riassunto le dritte principali nel mio libro (“Come funziona LinkedIn”, http://www.aleagostini.com/come-funziona-linkedin-16102017.html), ma posso dire che la sua prima specificità è il parlare a più funzioni marketing, vendite, risorse umane e direzione. Questa sua natura e funzionalità polivalente apre molte possibilità per usare in modo diverso la piattaforma. Quindi per prima cosa vanno definiti gli obiettivi in modo chiaro, scrivendoli, poi in base a questi ci si può lanciare nello sviluppo del network, nell’interagire con altri utenti che interessano professionalmente, nel provare a fare business con utenti con cui si è avviata una relazione digitale. Come per magia Linkedin aprirà delle porte inimmaginabili.

3) Se vogliamo trovare un difetto a questo nuovo media, credo che possa essere rintracciabile nel rischio autoreferenzialità, ovvero che il mezzo sia più utile a pubblicare contenuti per promuovere sé stessi piuttosto che contenuti capaci di creare interazione ed engagement, al contrario di quanto avviene, per esempio, con Facebook. Cosa ne pensa?

Mi piace molto la tua domanda: come tutti i social il dialogo deve funzionare in entrambi le direzioni e la piattaforma acquistata da Microsoft lo permette bene, sono gli utenti a usarla in modo autoreferenziale. Oltre che una certa autopromozione, l’utente deve consigliare i post più interessanti anche se sono di altri, condividerli, commentando cosa in tema con la propria attività. Ciò migliora il personal branding professionale e per come sta funzionando Linkedin il tutto porta maggiore visibilità rispetto alla sola autopromozione.

4) La fortuna di Facebook è quella di essere un social ideale per l’intrattenimento e la socialità, specialmente al di fuori del lavoro. È possibile replicare lo stesso livello di coinvolgimento con LinkedIn, un mezzo che non gode della stessa spensieratezza?

A mio parere se i social media professionali diverranno molto popolari vedremo un utilizzo sempre più allegro e convergente con quello che accade in Facebook e Instagram. Tuttavia non è detto che questo sia utile se mi candido come potenziale fornitore e/o impiegato, quindi ogni medium deve avere il suo messaggio e il suo tipo di comunicazione.

5) Crede che su LinkedIn ci sia spazio per una delle peculiarità del mercato del lavoro italiano, di cui tempo fa parlò tra tante polemiche anche il ministro Poletti, ovvero quella della relazione interpersonale e della conoscenza, oppure proprio questi mezzi possono aiutare il mercato del lavoro a proiettarsi verso format più anglosassoni anche in materia di impiego? 

Partendo dal neolaureato fino al dirigente di primo livello, Linkedin anche in Italia è un’ottima fonte di opportunità di lavoro, specialmente nelle nuove professioni legate alle tecnologie, dove c’è bisogno di esperti verticali. Le raccomandazioni e l’amico del cugino che cerca lavoro ci saranno sempre, soprattutto per lavori generici e che richiedono pochi aggiornamenti, in quanto il raccomandato per definizione non pensa sia opportuno aggiornare le competenze, ma LinkedIn è adeguato specialmente per quel che riguarda i nuovi e più moderni segmenti occupazionali.

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