«Quello che è successo ieri, col ministro delle finanze che è venuto a Roma e ha fatto una controproposta dimostra che Macron ha capito che era stato fatto un errore», ha commentato l’ex premier, Enrico Letta. «Ricordiamoci che Stx era stata comprata dai coreani. Quindi la cosa direi grave», ha poi concluso, «è stata quella di non fare differenze tra coreani e italiani, e questo è inaccettabile».
Secondo Letta, dunque, Macron non sta sereno. Di certo erano sereni gli italiani quando all’inizio di aprile avevano firmato il memorandum of understanding sui cantieri di Saint Nazaire, in sostanza un documento legale che sancisce un’intesa bilaterale. Ma non un accordo definitivo. E questa sarebbe stata la prima svista: non assicurarsi il pagamento di laute penali da parte di Parigi in caso di ritardo o mancato rispetto degli impegni presi con il memorandum. L’errore strategico più grosso resta, però, la scelta dei tempi: perchè firmare un’intesa per giunta preliminare con il presidente Hollande (che a febbraio, nell’incontro bilaterale con l’ex premier Renzi «aveva parlato di consolidamento, citando espressamente la cantieristica come uno dei settori prioritari da cui partire») sapendo che dopo poco – il 7 maggio – la poltrona all’Eliseo sarebbe cambiata con il rischio che il nuovo presidente avrebbe potuto (come è successo) ribaltare la nave?
Il prossimo 27 settembre a Lione il premier Gentiloni testerà dal vivo la serenità di Macron. Che per non ripetere gli errori degli italiani e non firmare un accordo con un governo in scadenza forse prenderà tempo e congelerà la nazionalizzazione di Stx.

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