sussi La prima parola è “Permesso”. PoiGrazie! col punto esclamativo (che non è un dettaglio). A seguirePrego“, Scusa, “Buongiorno eBuonasera. Sei paroline con le quali oggi si è persa un po’ di dimestichezza. Quella che vedete a fianco è la pagina di un vecchio Sussidiario, che un sito ha preso e rilanciato in rete. E’ un libro dei primi anni delle elementari, uno di quelli sui quali noi tutti un po’ datati abbiamo imparato a leggere e a scrivere.
Ma non solo.
A scuola, come dimostra questa vecchia paginetta, si condivideva l’abc dell’educazione. Forse appena una  manciata di regole che la mamma ti metteva in cartella, con la merenda, il quaderno e la matita. E che la maestra ti faceva tirare fuori, fin dal primo giorno di scuola, appena ti sedevi dietro al banco.

Mi ha fatto sorridere leggere che a scuola si insegnava a chiedere “scusa al compagno quando inavvertitamente lo si urta”. Quale maestra oggi mette tra una somma e un’analisi grammaticale anche un po’ di sana “buona educazione”?  Che se ne occupino i genitori, pensa l’insegnante. Che se la sbrighino da soli i bambini, pensano mamme e papà troppo spesso sostenitori convinti di un’autonomia precoce che somiglia ormai a una spietata legge della giungla. E così crescono generazioni di ragazzi convinti che la gentilezza sia sinonimo di debolezza.

Probabilmente  queste “parole belle” a poco a poco ci sono sembrate talmente scontate che ad un certo punto si è smesso di  insegnarle. C’è davvero bisogno di mamme e papà che ti imboccano a dire “permesso? quando si entra in un locale dove ci sono altre persone”… Ci vorrà mica la maestra che ti insegna a chiedere scusa al compagno se passando tiri uno spintone…

E invece guarda caso forse ci vogliono proprio babbi e mamme che non danno per scontato proprio per niente nessuna di queste semplici paroline. Così come ci vogliono maestre e maestri che in prima elementare ti insegnano a chiedere scusa prima di vedere proliferare piccoli bulli.

Banale? Non tanto. Appena un anno fa  il preside dell’istituto «Pralormo» di Empoli, ha scritto una circolare in cui invitava i suoi 1675 studenti a salutare e salutarsi. Ne ha fatta addirittura una circolare in cui avvisava gli studenti che a dire buongiorno, buonasera, salve,  ciao non ne sarebbero usciti traumatizzati, ma che invece la gentilezza fa bene alla scuola.

Salutate i professori, salutate i compagni. In fondo non è mai troppo tardi per recuperare un buongiorno dimenticato.

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