Padri, fatevi avanti. Ma non solo per giocare. Non solo per fare gli amiconi. Fate i “padri paterni che mettono i limiti, incentivano l’autonomia e il coraggio, stimolano l’esplorazione della vita e la fatica creativa”.
Il rispetto per le donne si impara da piccoli.
E per i maschi si impara soprattutto dai padri.
Lo spiega Daniele Novara pedagogista direttore del CPP (Centro Psicopedagogico Per la pace e la gestione dei conflitti) che si è interrogato su cosa possono fare i genitori per educare i figli maschi al rispetto delle donne.

I dati. 58 donne uccise dal proprio partner solo quest’anno, nel primo rapporto mondiale dell’Oms sulla violenza pubblica nel 2015 il 38% delle donne uccise muore per mano del partner. Il 40% degli autori di violenze sulle donne ha meno di 35 anni.

 

“I genitori possono fare moltissimo. Fin da quando i bambini sono piccoli – spiega Novara – E il discorso sull’educazione dei maschi comincia dai padri. Normalmente si pensa che il tema della violenza sia connesso all’uomo macho. E’ vero l’opposto: gli uomini violenti hanno un deficit di virilità e di riferimento paterno”. Secondo Novara il padre era sostanzialmente assente o ne hanno conosciuto solo il lato duro.

 

La virilitàè un’altra cosa. E’ la capacità di farsi rispettare rispettando gli altri, è una fermezza profonda, un coraggio particolare nell’affrontare la vita. La sua genesi è educativa e i genitori possono fare molto”. Ai padri soprattutto – e alle madri se i padri non ci sono ma che possono indossare anche questa veste il compito. Come?

“I problemi nell’educazione dei figli maschi sono due: l’eccesso di maternage e la forte presenza di carenza conflittuale”. 

Quindi

1- liberare i bambini dall’eccesso di soffocamento: “nella nostra società viviamo un eccesso di ruolo materno, di cura di controllo”.
Nello specifico i consigli del pedagogisti sono:
– Fuori dal lettone dopo i 3 anni.
– Giù dal passeggino a 4 anni
– Via il pannolino anche di notte entro i 3 anni
– Autonomia nelle pratiche di pulizia personale dai 5/6 anni

Sembrano sciocchezze  eppure non lo sono. “Deve entrare in gioco il padre: non il padre amicone, divertente, che non si oppone mai. E quando il padre non c’è alla madre tocca anche questo ruolo paterno: crescere figli autonomi e responsabili, non bambini annoiati da tutto, con la vita facile e le difficoltà azzerate. Questo è un primo passo fondamentale: la virilità è una questione di di argini, di limiti, sponde e tanto coraggio”.

2 – aiutarli a litigare bene: agli uomini violenti nessuno ha insegnato a litigare, sostiene Novara. Non sanno entrare e uscire da un conflitto. E se vengono costretti “sono incapaci a gestire le proprie reazioni emotive”. “Il litigio infantile è stato spesso represso o punito – continua – questo ha impedito e impedisce di imparare a stare nelle contrarietà:
– non imparano a ascoltare le opinioni degli altri
– non imparano ad affrontare la divergenza
– non imparano a tollerare un’opposizione alla propria volontà
– e sviluppano una profonda incapacità a relazionarsi nelle situazioni critiche ed esplodono”.
L’amore non c’entra. la passione neppure. “La violenza contro le donne è brutalità allo stato puro, incapacità totale di gestire le proprie reazioni emotive, volontà di possesso e di dominio assoluto”.
Imparare a litigare da piccoli potrà aiutare a sviluppare competenze preziose per igli uomini di domani.

“Perchè è certo che un maschio cresciuto nel rispetto delle regole, nella soddisfazione dell’autonomia e nel riconoscimento delle ragioni altrui, difficilmente sarà violento con una donna. E sarà un maschio migliore”.

 

 

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