Mentre in Siria il presidente Assad continua a fare ammazzare rivoltosi con una ferocia che supera quella di suo padre nell’eliminazione dei Fratelli mussulmani a Hamma nel 1982, strane dichiarazioni vengono fatte da alti personaggi del Partito Di Dio, il movimento Hezbollah shiita in Libano. Il loro carismatico leader Hassan Nasrallah rispondendo al Segretario Generale dell’ONU che il 24 gennaio scorso aveva denunciato come “inamissibile” il possesso di migliaia di missili da parte degli Hezbollah (minacciosi per la regione) ha ammesso il 7 febbraio di aver ricevuto armi dall’Iran. Ma in un video registrato nel suo bunker ha aggiunto che il suo movimento non prende istruzioni dall’Iran, paese che non “domanderebbe nulla agli Hezbollah” in caso fosse attaccato da Israele. Se ciò avvenisse la dirigenza del movimento “si consulterebbe, rifletterebbe e deciderebbe cosa fare”.

Più curiosa é la dichiarazione fatta dall’ex segretario generale degli Hezbollah, Subhi Tufeili (subito però criticato)secondo la quale il movimento ha commesso un errore strategico con l’uccisione del premier libanese Hariri, che la rivolta araba ha aperto la porta ad una nuova possibilità di guerra civile in Libano. Non si deve neppure escludere la possibilità di una futura collaborazione con Israele. Da cosa sono motivate queste dichiarazioni di prudenza, eretiche solo un anno fa? Dal pericolo di una disfatta shiita in Siria, Irak, e forse in Iran da parte dei sunniti che già trionfano in Egitto, in Tunisia, in Libia per non parlare dell’Arabia saudita e degli Emirati Arabi.

Agli occidentali può parere strano che lotte religiose inter islamiche possano influenzare decisoni politiche e militari di paesi che si dichiarano sovrani. Ma basterebbe ricordarsi del prezzo che l’Europa ha pagato per le sue guerre di religione fra cristiani cattolici e cristiani protestanti per comprendere il ruolo della religione nella politica. E poichè non si tratta di fede ma di chiese, lo scontro fra la “chiese” atee sovietica e quella maoista in tempi molto più recenti dovrebbe far riflettere sugli sviluppi delle convulsioni politiche e sociali che agitano in mondo arabo.