Il crimine organizzato non ha limiti. Non guarda in faccia nessuno. E’ determinato, spregiudicato, spietato. Pronto a tutto pur di raggiungere “l’obiettivo”.  A Reggio Calabria, la notte scorsa, i soliti ignoti sono stati capaci, perfino, di dare fuoco a due ambulanze della Croce Rossa Italiana. Dei mezzi da sempre al servizio dei bisognosi,  dei più deboli. E’ proprio il caso di dire che, stavolta, “hanno sparato sulla Croce Rossa”. Colpita al cuore dall’ennesimo atto intimidatorio cittadino; avvenuto, questa volta, intorno alle dieci e mezza di sera nella centralissima via Lemos, ad un passo da quello che viene definito il chilometro più bello d’Italia: il lungomare Falcomatà.

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Reggio Calabria è, da tempo, ormai,  una città sotto assedio della ‘ndrangheta. Avvertimenti, attentati, omicidi sono all’ordine del giorno. La ‘ndrangheta la fa da padrona incontrastata. Che fine hanno fatto, mi chiedo, le promesse di Alfano: “metteremo in ginocchio la ‘ndrangheta come abbiamo fatto con la mafia!”, tuonava il ministro, con aria da duro, solo qualche tempo fa, nella sala stampa della prefettura nel giorno della sua visita in Calabria. A niente è servita la gita fuori porta, a bordo del pullman della Polizia di Stato,  della commissione antimafia, capeggiata da Rosy Bindi che, del fenomeno, ne sa poco o nulla.

“Perché?” Si chiedono i volontari di mezza Italia. Come mai hanno dato fuoco alle ambulanze della Croce Rossa, un’associazione schierata in prima linea per assistere i cittadini stremati dalla fame, dalle malattie, dalle violenze?  Gli affari! Potrebbe essere una risposta plausibile. La più accreditata e più facile da dare. Le ambulanze CRI si muovono con dei volontari (non pagati)  e le spese sono nettamente inferiori rispetto a quelle di altre associazioni e agenzie sanitarie convenzionate. Dunque, meglio farle fuori.

Questo atto intimidatorio, però, non è il primo. Alla riconfermata presidente regionale CRI della Calabria, Helda Nagero, tempo fa, è stata danneggiata l’auto. Alla vigilia delle passate elezioni per sceglierla proprio come presidente regionale CRI della Calabria. Esattamente come è accaduto la scorsa notte per la riconferma. Quasi a dire “fatti da parte”. A sostenere questa tesi (tra le righe) è anche Francesco Rocca, Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, che ha dichiarato “Non un passo indietro rispetto al processo di rinnovamento in atto che non può e non deve essere fermato da vili attacchi lanciati al cuore della nostra associazione”. Dunque, c’è aria di cambiamento. E a “qualcuno”, come al solito, non piace.

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