La ‘ndrangheta è un male incurabile. Come il peggiore dei tumori. Soffoca, stritola e divora. Padrona assoluta e incontrastata del territorio. La sua forza è il silenzio, la paura. L’omertà. Tacendo si diventa complici di animali senza catene. Di bestie inferocite di se stesse, pronte a tutto pur di conquistare territorio. E impaurito consenso. Come cani randagi pisciano ovunque per marcare, fissare, limiti infiniti sulla terra che calpestano. “Qui è tutto mio! Tutto mio!!” image

A confermarlo durante un convegno a Roma, il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho che ha detto: “la Calabria continua ad essere governata dalla ‘ndrangheta”. Un’organizzazione criminale con radici ben piantate in tutto il mondo. Ne fanno parte avvocati, commercialisti, medici, imprenditori, giudici, politici. Tutti pronti a farsi corrompere e a corrompere. Sono loro i veri ‘ndranghetisti. Quelli in giacca e cravatta. I più pericolosi. Pronti a tutto pur di raggiungere l’obiettivo. Non esistono più gli uomini con la lupara e “a barritta”. Quella è storia vecchia, che appartiene al passato. E alle stupide fiction televisive. Solo marketing (dei peggiori) per turisti e spettatori ignoranti.

Il vero business è la droga, le armi. Passano attraverso il porto di Gioia Tauro, spesso con la complicità di qualche dipendente. Uno scalo importante, ma destinato al fallimento. Lì, la ‘ndrangheta fa i veri affari. Più dell’azienda che lo gestisce.  “Nel porto di Gioia Tauro, prima porta di accesso in Italia per la cocaina, sequestriamo 1 tonnellata di droga all’anno, il che vuol dire che ne entrano almeno 10 tonnellate. La cocaina si trasforma in denaro che entra nell’economia apparentemente legale ma che in realtà è drogata, inquinata.” Dice De Raho. mappa_ndrangheta550

La ‘ndrangheta è ben organizzata. E’ presente in ogni comune, più della posta, della chiesa e dei carabinieri. Dalla più piccola frazione al più grande centro abitato, i mammasantissima continuano a monitorare ogni respiro attraverso i capi bastone. Così si chiamano “quelli di mezzo”. Chiedono “l’obolo” (il pizzo) per i parenti carcerati, espropriano con violenza i terreni di poveri agricoltori indifesi, condizionano la politica locale, spesso collusa. “In Calabria la ‘ndrangheta controlla passo passo tutto quello che avviene” sostiene il procuratore. Se sgarri sei finito, spacciato. Diventi una persona da evitare, vieni subito isolato. Anche dal tuo vicino di casa, da tuo fratello. Da Dio, in Calabria. “La ‘ndrangheta vive sulla confusione, sul silenzio e con il silenzio è diventata forte. Ultimamente, però, le cose stanno cambiando. Stanno arrivando le denunce. Nel 2015 ci sono stati 13 collaboratori, un fatto straordinario.” dice De Raho. Ma la professione dei collaboratori, e il loro destino, sfuggono molto spesso alle regole. Per cui, la Giustizia, oggi più di ieri, si trova a dover accettare la triste possibilità di fare avanzate spagnole e ritirate francesi davanti ad una società così ben organizzata da riuscire a comandare anche le menzogne e le verità. Le nascite e le morti. Perfino i miracoli.

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