“Si sono dimenticati di noi. Ci hanno abbandonato!” Ci dice Elisa, mentre si riscalda davanti al fuoco scoppiettante, acceso difronte ad uno dei tanti alloggi occupati per necessità da alcune famiglie senza tetto.  Con le lacrime agli occhi e lo sguardo triste perso nel nulla, parla del futuro che dovrà assicurare ai suoi figli: “Cosa posso offrirgli? Non ho neanche un posto dove farli dormire. Siamo in mezzo ad una strada. Nessuno ci aiuta!”Rosarno

E’ per queste ragioni che Elisa, insieme ad altre 12 famiglie di Rosarno, sono stati costretti ad occupare abusivamente gli alloggi destinati agli immigrati. Si tratta di  alcune unità abitative confortevoli e mai collaudate perché l’azienda che si è aggiudicata l’appalto milionario per la realizzazione di un centro di formazione al lavoro per migranti è stata bloccata da un’interdittiva antimafia. La loro storia l’avevamo già raccontata qualche tempo fa. Ma ora, le cose al “Villaggio Italia”, (così è stato ribattezzato l’ex “BetonMedma” in mano alla ‘ndrangheta) sono cambiate. In peggio.

Ad un mese dall’occupazione il sindaco della città della Piana ha emesso un’ordinanza di sgombero. Le famiglie dovranno lasciare gli alloggi senza se e senza ma. Ma loro non si arrendono e ci dicono: “ Noi da qua non ce ne andiamo. Abbiamo le catene pronte per legarci ai pilastri. Ci devono cacciare con la forza! Siamo stanchi dei soliti soprusi. Il sindaco non ci ha mai aiutato, e pensare che il suo motto in campagna elettorale è stato: “Prima i Rosarnesi”. Che fine ha fatto quella promessa? Noi forse non siamo cittadini di Rosarno? Ce ne andiamo da qui solo se il comune ci garantisce un posto dove andare.”

L’edilizia popolare a Rosarno è bloccata da circa trent’anni e gli abitanti in attesa sono tanti. Il lavoro manca e la povertà aumenta. “Io sono in lista per una casa da 16 anni. Non ho mai avuto risposte e, per questo, ho dovuto prendere in affitto una casa. Ora la proprietaria  mi ha detto che devo liberare l’appartamento. Purtroppo non riesco a pagare l’affitto e anche lei ha le sue ragioni. Per questo ho occupato.” – continua Elisa – “Io e mio marito siamo senza lavoro. Come facciamo a portare il pane a casa? E’ dura. Molto dura. Per fortuna qualcuno ci aiuta. Ma sono pochi.”

“Noi chiediamo solo di poter vivere qui. Legalmente.” Ci dice il giovane Domenico. Una richiesta che, molto probabilmente, da come si sono messe le cose, non sarà mai accolta. Almeno fin quando lo Stato penserà solo a costruire nuove tendopoli.

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