C’è chi fa fatica ad arrivare a fine mese e chi, invece, si è arricchito grazie ai vitalizi. Nella Sicilia piena di privilegi il nuovo scandalo è quello delle centinaia di pensioni d’oro pagate a vedove e figli di “onorevoli” defunti. La vedova d’oro da record è Anna Manasseri, moglie dell’onorevole Vincenzo Leanza, ex presidente della regione del sud Italia a statuto speciale. Per lei, ogni mese, un vitalizio da 9.200 euro. Un assegno che incassa da 13 anni che si somma a un ricco stipendio come dirigente dell’Asp messinese. Ma per la vedova non si tratta di un privilegio. Abbiamo provato a rintracciarla al telefono ma, non appena ci siamo presentati, ha subito riattaccato. Preferisce non proferire. D’altronde, con quale coraggio? Ce ne vorrebbe tanto. Anche troppo, mentre milioni di italiani sono disperati. Alla fame. IMG_6499

Ma in Sicilia, e non solo, le vedove d’oro e i vitalizi degli ex consiglieri costano più dei politici in attività. 19 milioni e mezzo di euro l’anno, contro 16 milioni per chi è ancora al lavoro.
Ad incassare questi soldi c’è pure Anna Maria Cacciola che, da 40 anni, percepisce il vitalizio di circa 2 mila euro del padre defunto, eletto nel lontano 1945 tra le fila del partito monarchico. 1.800 euro di reversibilità vanno anche alla vedova di Franco Bisignano nonostante, lui, il marito, non abbia mai messo piede all’interno dell’assemblea regionale della Sicilia. Come loro tanti altri. Molti, infatti, alla fine di ogni mese ricevono assegni di circa 8 mila euro. Tutto questo mentre i cittadini muoiono di fame. “Beati loro! Noi siamo alla fame e non prendiamo niente a fine mese. Solo spiccioli. Magari prendessi solo una piccola parte del loro vitalizio.” Ci dice una simpatica signora che abbiamo incontrato al mercato. Vincenzo, invece, ci mostra la sua bancarella di fiori abusiva: “Lo faccio per tirare avanti. Ho sei figli, come faccio a sfamarli? Non so rubare, so solo lavorare onestamente. Ma non me lo permettono: ogni tanto vengono i vigili e mi fanno la multa. Chiedo solo di essere aiutato.”

A chi tanto e a chi niente. In questa Italia divisa si continua a lottare: chi lo fa per mantenersi il privilegio e, chi, per vivere. Con dignità. Che manca.

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