C’erano proprio tutte. La Lipperini, la Maraini, la Ravera, persino le Femen (anche se se ne stavano in disparte, discriminate per l’invidia della poppa al vento).

Ciascuna a buttare una manciata di terra rossa sulla bara, a dire addio alla cara salma.

I medici hanno provato a rianimarla, ma niente… tra gli attacchi twitteranti delle giovanissime (#againstfeminism) e la fissazione per i convegni in ginocchio sui ceci delle nonne (ah, no, si dice milf) — come suggerito anche dall’inchiesta dell’Espresso — la paziente non ce l’ha fatta.

Il femminismo è morto.

Beeeeeeep (suono elettrocardiogramma piatto).

Ecco, considerate questo blog satirico una sorta di funeral party di genere de-genere dove tra un bicchiere di vino (ma anche due) e dei crostini alla fonduta (anche tre), si sparla della cara estinta, invitandola a seguire la luce alla fine del tunnel e a levarsi cordialmente dagli zebedei. Qui affronteremo temi essenziali come per esempio: dove si trova l’outlet del ferrotranviere da cui si serve Alessandra Moretti? O se esiste la sorellanza femminile, è perché il femminismo ha dimenticato di prendere la pillola? O, ancora: perché le donne si dicono sessualmente libere ma, appena qualcuno propone loro un ripassino tantrico, preferiscono un film di Lars Von Trier? Perché sono capaci di acuta ironia sugli uomini e le loro piccolezze (soprattutto quando si tratta di cm), ma sono incapaci di scherzare su quote rosa, sindrome da crocerossina e pompini, soprattutto se i pompini li fanno loro?

Perché le donne sono sempre incazzate?

Sono domande che mi tengono sveglia, soprattutto nelle lunghe notti di inverno. A queste e altre domande cercherò di rispondere in “Porca Eva!” (oppure no, dipende se ho il ciclo), tentando di fare chiarezza sulla guerra tra i generi vista con gli occhi di chi è ormai oltre il genere (cosa che a quanto pare dipende essenzialmente dal tempo, parafrasando la dottoressa Graziottin). Una guerra mai dichiarata… cioè, che le donne hanno dichiarato a se stesse e agli uomini… solo che nessuno li ha mai avvertiti. Col risultato che le prime urlano e strepitano e i secondi le guardano con occhio vitreo (tanto qualunque cosa dicano sono dei discriminatori seriali), annuendo e pensando alla prossima partita di Champions.

Sono le conseguenze del femminismo. A forza di parlarsi addosso, le donne sono arrivate  a un tale livello di consapevolezza che non hanno più bisogno di un interlocutore ma di un pungiball. Tutta colpa del coniglio…

Sì, ormai il gatto è superato.

Che se ne fanno le ragazze del gatto quando possono avere il Rampant Rabbit, un dildo che permette di raggiungere contemporaneamente due orgasmi?

[youtube tgod8MkV0aU nolink]

Questo gruppo di ragazzi ha provato lo Sfrenato Coniglio e altri sex toys e si è filmato e in poco tempo il video ha fatto il giro del web sostenuto dalla solidarietà (e comprensione) della rete.

A un certo punto uno dei ragazzi, abbattuto, appoggia il vibratore alla tempia tentando di curarsi il mal di testa, conscio di essere ormai da rottamare, una seconda scelta da tenere in panchina, in fondo al cassetto qualora salti la corrente e l’aggeggio titolare sia scarico.

Porello

Ecco: il Coniglio Rampante simboleggia la donna moderna onanisticamente appagata e supersoddisfatta, benché in un mondo di fantasia, e lo scontro con la “dura” realtà degli esseri umani può essere, per dire così… deludente. Capita quando ti crei un erotismo di fantasia che il signore degli Anelli in confronto è il Tg di Mentana.

Il caso è significativo da questo punto di vista e, ora che è passato un giusto lasso di tempo, andrebbe rivalutato. Patriarcalismo italiota a parte, la reazione dei due senatori di fronte all’affermazione di “donnitudine” da parte delle loro colleghe si scosta di poco da quella dei ragazzi del video di fronte ai sex toys.

Se da un lato i loro gesti indirizzati a una collega dei Cinque Stelle – un simpatico invito a un rapporto orale – danno nuovi significati al termine australopiteco, dall’altro esprimono un tentativo di comunicare con chi è stato un po’ troppo tempo nella Terra di Mezzo (le senatrici, in questo caso). Un modo per dirgli: il mondo non è rosa shocking e, se vuoi combinare qualcosa nella vita, aspettati il peggio, compreso il ricorso al “F.P.”, il Fattore Pompino.

E come se la sono presa le senatrici… tanto che alla fine come sapete i due son stati sospesi.

Inutile: quando le si punzecchia col F.P., nessuna donna resiste, deve reagire, dire qualcosa… qualunque cosa! È un po’ come in quel film Zemeckis “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (ecco che torna il coniglio). In quel film Roger Rabbit non riesce a non finire una certa frase (“Ammazza la vecchia…”), deve assolutamente aggiungere: “Col flit!” Anche a costo di finire nella salamoia.

[youtube YdLICWrb0tI nolink]

Mi chiedo: non è che il Fattore Pompino per le nostre politiche è come “Ammazza la vecchia” per Roger Rabbit? Lo hanno dimostrato le piddine, lo scorso anno, offesissime per l’insulto di Massimo De Rosa dei 5 Stelle (“Siete qui solo perché siete brave a fare pompini”).

I colleghi ormai lo sanno: vuoi colpire un oppositore donna? Usa il F.P. e vai sul sicuro (probabilmente esistono anche delle dispense universitarie a questo riguardo).

Il punto è: perché le donne devono per forza urlare “Col flit!” come Roger Rabbit? Insomma, lui era un coniglio, oltretutto animato; le nostre politiche che scusa hanno? Forse più che scusa, è una questione di falla (falla non fallo). Una falla di sistema “donna di potere”, mito costruito dalle stesse ragazzuole che, come il Rampant Rabbit di ultima generazione, gli si è rivoltato contro facendole sentire vittime di un sistema ingiusto quanto auto-propinato. Mi spiego: per loro avere potere significa essere politiche inumane inviolabili, stare su un piedistallo (meglio se con una gamba sola come i fenicotteri rosa) e in quella minuscola superficie non c’è spazio per concetti come corpo, piacere, sesso sudaticcio figuriamoci per peni e pompini. Ammettere che rotolarsi con un altro essere dotato di pipillo è un’attività dilettevole minerebbe la loro autorevolezza, a differenza di quanto accade per i colleghi maschi. Così, anziché ammettere che sì, hanno un corpo e lo usano non solo come appendi-tailleur grigi, preferiscono auto-discriminarsi e urlare “Con Flit!”, condannando loro stesse a noiose serate in compagnia dei pori dilatati e noi tutte all’eterna dicotomia intelligente vs bella, santa vs puttana, moglie (in questo caso politica) vs amante…

Stai dicendo che quando le Miss Offese urlavano “pagliaccio” all’australopiteco più che colpire gli avversari minavano la libertà di tutte le italiane di comportarsi ed essere “come ce pare”?

Be’, questo non lo so (che c’ho, la sfera di cristallo?). Quello che so, però, è che molti – uomini e donne – al gestaccio avrebbero semplicemente sorriso affilati o risposto “seee, ti piacerebbe!”. Ma se proprio non viene di meglio, si può sempre estrarre dalla fondina un bel “Porca Eva!”. Dopotutto è dalla notte dei tempi che è sempre colpa di quella svampita di Eva, una volta in più non si offenderà mica, no?

Così mi fate pure pubblicità.

 

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