Ma è più anomalo un Parlamento che fa leggi incostituzionali o una Consulta che impiega anni (per non dire decenni) per dichiararle tali? Sono entrambi fatti deprecabili, però se la Corte Costituzionale accorciasse i propri tempi di lavoro, forse i danni sarebbero minori. Perché in questi anni, o ci siamo trovati di fronte a un Transatlantico incapace di legiferare di proprio pugno o ce ne siamo trovati un altro colpevole di dar alla luce norme che solo dopo sarebbero state dichiarate illegittime.

Ma dopo quanto? Otto anni per il Porcellum e otto anni per la legge Fini-Giovanardi (su altri casi, vedi abolizione delle province e delle pensioni d’oro, le sentenze sono arrivate in tempi rapidissimi). Comunque sia, in questi otto anni, i cittadini hanno rispettato le leggi o – soprattutto – hanno pagato per non averle rispettate. Adesso che i giudici si sono pronunciati, il Parlamento dovrà (si spera) emendare e risolvere il problema.

Ma chi risarcirà tutte le vittime che hanno pagato per una legge incostituzionale? E chi pagherà per l’ennesimo ritardo di una giustizia che lavora ai ritmi di un bradipo?

C’è da indignarsi o no?

P.S: su Twitter un utente mi fa notare che la sentenza della Consulta arriva dopo un ricorso presentato nel 2013. Lo so bene, ma, a mio avviso, la sostanza non cambia. Anzi peggiora, considerato che già nel 2006 e poi nel 2007 altri dubbi di incostituzionalità erano stati presentati da alcune Regioni (Toscana, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna, Liguria) nonché da un cittadino comune. Le avessero prese in considerazione, avrebbero accorciato i tempi di giudizio.

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