Ma dov’è finita la discussione sui carrozzoni pubblici e sui loro esorbitanti costi? Sembra sparita. Nel dubbio, la riporto in auge riprendendo la lettera che mi ha scritto Paolo Alberto, un italiano che vive e risiede a Londra.

Parliamo dell’Enit (Ente nazionale italiano del turismo) che dovrebbe promuovere il brand italiano all’estero.

Bene. Ecco il quesito che si pone Paolo:

L’ufficio londinese pratica i seguenti orari al pubblico: Lunedì – Venerdì 9-17. Ora mi chiedo, come si fa a promuovere l’offerta turistica nazionale? A chi la propongono? In questi orari mediamente la gente lavora, e se si vuole promuovere l’Italia a chi vive a Londra, forse sarebbe meglio aprire quando la gente non lavora o nel weekend. Inoltre, l’ufficio è situato vicino a Oxford Circus, ma in una via laterale che fa angolo con una vietta larga sì e no 2 metri e dove transiteranno circa zero turisti e pochi londinesi in settimana (guarda qui dove si trova l’ufficio)”.

Secondo i dati forniti dall’Ente e relativi al 2013, la sede di Londra è quella più costosa: 1 milione e 230mila euro all’anno solo per le spese di affitto e di personale. Più cara di New York, Parigi, Madrid, Sidney e chi più ne ha più ne metta.

A rendere il quadro più desolante, ci ha pensato poco tempo fa un’inchiesta de L’Espresso che ha rilevato come l’Enit, solo nel 2013, abbia speso 138 mila euro per comprare giornali e riviste e come i dirigenti ricevano (oltre allo stipendio base) un’indennità mensile netta che può raggiungere i 17 mila euro al mese.

C’è da indignarsi o no?

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