Qualche giorno fa avevo portato alla luce il caso di un imprenditore che era stato multato dal Ministero del Tesoro in quanto l’assegno da lui ricevuto non recava la dicitura NON TRASFERIBILE. La sanzione era di 43 euro più cinque euro per il versamento. Soltanto che il “bollettino” precompilato inviato all’imprenditore era di un importo di 55 euro. E gli altri 7 euro? Da dove spuntano fuori?, si era chiesto il protagonista di questa vicenda. Bene. L’arcano è stato svelato. Dopo aver contatto il funzionario che ha seguito la pratica, ho ricevuto una risposta che ha svelato il mistero.

Eccola qui:

“La ringraziamo per averci segnalato l’errore rilevato sul bollettino prestampato, riportante la cifra errata di € 55 invece di quella corretta di € 48, indicata nel verbale di contestazione notificato alla parte. Di conseguenza la cifra ufficiale è quella riportata sul verbale”.

Amen.

Un semplice errore. Intanto però il cittadino ha pagato e, se non si fosse posto il dubbio, tutto sarebbe passato in silenzio. In più, l’imprenditore mi ha contattato spiegandomi che la banca ha ammesso di essere stata lei a segnalare il caso al ministero. E pensare che sarebbe bastato apporre il timbro NON TRASFERIBILE per evitare la multa all’imprenditore. Ma si sa: burocrati e banche non si schierano mai dalla parte del contribuente.

C’è da indignarsi o no?

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