“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Forse è il caso di rispolverare l’articolo 48 della Costituzione. Rispolverarlo e farlo rileggere a tutti quei politici che prima chiamano gli italiani al voto, li adulano e li blandiscono, salvo poi criticarli quando non votano per loro. Lacrime di coccodrillo, scaricabarile o alibi da perdenti: fate voi. Ma, a mio avviso, si dovrebbe parlare semplicemente di mancaza di rispetto.

Grillo se la prende coi pensionati, i parlamentari pentastellati parlano di “Stato di coglioni” (vedi Emanuele Cozzolino), di “un’Italia prostrata culturalmente” (vedi Carla Ruocco), Dario Fo di italiani “a cui piacciono le menzogne”. Ma saremo liberi di votare chi ci pare senza sentire le contumelie e le offese di quei politici che avrebbero certamente gradito la nostra preferenza?

È un refrain che si ripete ogni volta. A urne chiuse, ma anche prima delle elezioni. Come non citare Silvio Berlusconi e quella frase che destò scalpore: “Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse”?. La sinistra insorse, lui corresse il tiro dicendo che si trattava di una frase ironica detta col sorriso sulle labbra, ma il messaggio passò lo stesso. E che dire poi delle innumerevoli sfuriate dei leghisti? Poco tempo fa Mario Borghezio non ha esitato a denigrare gli elettori del M5S: “Grillo, vieni con noi, dacci una mano a fare questa secessione, così le tue truppe, anche se non capiscono un cazzo e sono chiaramente molto ignoranti, incrementano il nostro esercito di quattro gattuzzi.“

Persino i sondaggisti se la sono presa con gli elettori definendoli “mentitori, infedeli e volatili”. Tutti a cercare alibi, tutti a scaricare le colpe sugli elettori invece di rispettare il loro volere. Ma saremo liberi di votare chi ci pare senza che qualche politico o fine analista ci sputi addosso la propria sentenza?

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