Non c’è più il sessismo di una volta. E anche Lilli Gruber non è più la stessa. Lei, regina di eleganza, osannata per il suo stile, per la raffinatezza con la quale intervista i suoi interlocutori, alla fine è caduta sulla pancia. Per di più quella di Matteo Salvini. Sarà stata la stanchezza o forse l’impotenza dinnanzi alle ribattute del leghista, fatto sta che ai titoli di coda la conduttrice di Otto e mezzo ha deciso di puntare sul fisico dello “sporco, brutto e cattivo, fascista”.

“È contento di non girare più per le spiagge italiane da ministro dell’Interno in mutande con la pancia di fuori come ha fatto quest’estate? (…) Un ministro dell’Interno con lo slippino non l’avevamo ancora visto”, domanda la rossa giornalista. “E io ho questo difetto. E quando tornerò a fare in ministro dell’Interno tornerò in spiaggia in costume da bagno”, ribatte l’ex vicepremier. “Sì ma magari senza la pancia”, rilancia la Gruber.

salvini e gruber

Ma come? Se qualcuno osa criticare la mise della Boldrini, il costume della Boschi, il vestito blu elettrico della Bellanova viene investito da un vagone di critiche, se invece a farlo è una donna nei confronti di un politico tutti tacciono. Nessuno grida alla gogna. Nessuno osa puntare il dito contro la conduttrice. Però, a mio avviso, questa volta la Gruber dovrebbe chiedere scusa, non tanto a Salvini, bensì a quelle donne che lottano da anni contro il sessismo, che cercano di conquistare giorno per giorno il rispetto che meritano e di cui hanno diritto. Perché o il sessismo vale in qualunque caso (senza differenze di genere o di status sociale) oppure non vale in nessun caso. È semplicemente una questione di coerenza.

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