La donna s’è destra. Giorgia Meloni nel podio del quotidiano britannico, tra i venti personaggi che potrebbero cambiare il mondo nel 2020. Unica italiana in classifica. Lei, leader di un partito considerato dai detrattori machista e maschilista oltre che razzista e fascista, è l’immagine del merito. Alla faccia delle quote rose e dei progressisti di sinistra. Perché il tormentone dance sarà pure diventato virale e avrà pure aiutato ad allargare la fama della Meloni, ma le note di Fratelli d’Italia riecheggiano da tempo e fanno proseliti. Non per nulla in un solo anno Fratelli d’Italia è passato dal 4,4% delle elezioni del 2018 alla doppia cifra del 10%, stando agli ultimi sondaggi. Una crescita esponenziale dettata dalla meritocrazia? Può darsi. Ma non ci sono donne in politica e per lo più leader di partito e per lo più di destra che hanno ottenuto questo “riconoscimento”.

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Non c’è solo il nero a destra, allora, almeno per i britannici. E la destra non è brutta, sporca e cattiva. Può essere anche competente, determinata, costante. Gutta cavat lapidem. Dopo la lunga traversata nel deserto, lei ha iniziato a costruire consenso, con pazienza e anche quando i riflettori puntavano su altri politici. La goccia perfora la pietra. E piano piano la Meloni è riuscita a ottenere dignità, politica, consensuale e personale. Non ci saranno le Boldrini e le femministe di sinistra oggi a esultare, eppure dovrebbero. Anche perché seppur donna, cristiana e italiana è pur sempre una donna, cristiana, italiana. E si chiama Giorgia.

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